Vetri

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Vetri

Il vetro esiste come arcaica visualizzazione dell’aria e dei profumi.
Nell’ostensorio napoletano del Sangue di S. Gennaro il vetro conferma la sua vocazione a essere aria attraverso la quale si vede il sangue interno al corpo.

Anche i delicatissimi vetri catacombali in sfoglia d’oro del Museo Vaticano (sec. III-IV), che derivano dalle precedenti coppe dipinte romane, offrono la suggestione del vedere attraverso un diaframma e sono lo snodo tra il vetro e l’oreficeria, dove l’oro visualizza la percezione retinica della piena luce solare nel buio delle catacombe.

Ricordo una fascinosa sezione museale di casti vetri romani che vidi nel 1969 in un museo locale a Udine; meravigliosamente casti e privi di decorazioni, mostravano solamente la percezione limpida dell’aria, con l’essenzialità e purezza di un design necessario e colto.

Nella magnifica collezione di vetri del Louvre ho visto il vetro del Seicento inglese pubblicato da Marandel (1981, pag.29), che nutre forse la più intensa specificità del vetro come aria addensata e limitata (cfr. Esteticità).

La coppa tenuta in mano dal Bacco di Caravaggio (Uffizi, 1596-97) è molto vicina al vetro straordinario pubblicato da Dorigato (1985, pag.27), una coppa quasi piatta e incolore (fine 1500 – inizio 1600, Museo vetrario di Murano), plasmata dalle stesse costolature che si vedono nel dipinto.

Il grande lampadario monocromo di Murano del Settecento a pagina 40 di Maradel è l’equivalente creativo dei trumeau e delle caffettiere d’argento della stessa epoca, pur esistendo in innumerevoli esemplari manifesta la pura specificità del vetro come massa d’aria che viene resa visibile nelle sue infinite declinazioni.
Durante una visita guidata che tenni negli anni ’90 negli appartamenti settecenteschi di Palazzo Barberini mi soffermai a lungo a commentare un magnifico lampadario settecentesco, quasi monocromo, presentandolo come esempio ideale di esteticità diffusa e di pittoricismo spaziale.

Belle collezioni di vetri nel Museo di Palazzo Venezia e di Palazzo Barberini, grandi candelabri al Quirinale. Una raccolta straordinaria di vetri per esperimenti scientifici è conservata nel museo fiorentino dedicato a Galilei.

Sono delicatissime le placchette di vetro inciso di Belli e di Bernardi per le oreficerie cinquecentesche visibili a Capodimonte, nel Museo del Tesoro di S. Pietro, e a Pitti.

Libri
1966. Giovanni Mariacher, L’arte del vetro. Dall’antichità al Rinascimento. Bellissimi vetri antichi.
1981. P. Marandel, I vetri. Dal rinascimento al 1925.
1985. A. Dorigato, Vetri. Rinascimento e barocco e Vetri. Settecento e Ottocento. Brutte foto, con una selezione che evita i vetri incolori e poco appariscenti, a parte la magnifica coppa di Murano di fine Cinquecento.
1986-1988. E. Drury, Segreti di bottega.
1992. M. E. Tittoni, Invisibilia. Catalogo della mostra, Palazzo delle Esposizioni. Nella mostra erano esposti i vetri dell’ex Museo artistico industriale, con molte repliche ottocentesche, che ora fa parte del patrimonio della Gnaa.