Smalti
L’Arca dell’alleanza, intoccabile e invisibile, è la matrice, evidentemente, di tutti i reliquiari che hanno la funzione di essere la Kaaba dell’Occidente cristiano: un remoto e sfuggente enigma del numinoso che offre una prospettiva al mondo caotico.
L’Arca era tutta in oro, ma i grandi reliquiari a cassa del medioevo sono smaltati.
Specificità. Negli smalti le opere più coerenti sono quelle realizzate in serie a Limoges, segmenti di un mosaico continuo e seriale che fa da sfondo e da variante armonica alle guglie di qualità di Nicòla di Verdun ( ) e di Godefroid de Huy.
Come accade con il contesto della moneta, la specificità dello smalto è talmente intensa e necessaria, nel percorso rituale che porta dalla concretezza della strada e della città al santuario e all’enigma del numinoso, da riuscire a permeare di autenticità anche le opere realizzate in serie.
Una serialità, questa degli smalti, che si collega a quella delle croci teramane che nel Trecento devono fare da sfondo popolare alle grandi croci angioine del confine abruzzese.
Lo smalto medioevale corrisponde magnificamente alla musica di Guillaume de Machault (1300/5-1377), dove lo splendore seducente della materia è coniugato al più fascinoso ermetismo.
2014. Venezia. Magnifica, ennesima visita alla Pala d’oro in S Marco. Sono rimasto affascinato a guardare le grandi forme della fascia più bassa senza riuscire ad allontanarmi, il colore dello smalto nella Pala è di una delicatezza estrema, quasi dolorosa.
La pala è citata nel X secolo e nel 1204 sono stati inseriti gli smalti cloisonné degli Apostoli; la pala primitiva proveniva forse da una iconostasi a Costantinopoli del 1118-1136 c; nel 1342 c’è l’intervento ricostruttivo dei veneziani (cfr. Pantocratore in Attribuzioni).
Vasi comunicanti. Esteticità, Croce di Borbona.
1997. Per il saggio sulla Croce di Borbona ho studiato bene gli smalti, soprattutto senesi.
Nel testo li considero una componente essenziale dell’opera:
‘Gli smalti della C sono frutto del brillante ambiente senese degli anni ’30 che dialoga con l’arte di Avignone, area di incontro tra la scultura senese e la cultura francese. Gli autori che si muovono in questo territorio poco noto della storia dell’arte sono i senesi Ugolino di Vieri, maestro del Corporale di Orvieto (1337-1338) e l’ipersensibile, lirico Guccio di Mannaia (notizie dal 1292 al 1318), l’autore del calice donato dal pontefice francescano Niccolò IV (Ascoli Piceno 1288-1292) alla basilica di Assisi, la più antica opera decorata con smalti traslucidi che ci sia rimasta’.
‘Lo smalto traslucido, dall’intenso effetto pittorico, veniva steso trasparente sul metallo cesellato; nella croce di Borbona numerose placchette, denudate dallo smalto, hanno l’aspetto di minuti bassorilievi. Le due forme precedenti di lavorazione dello smalto, a cloisonnè e a champlevè, sono legate ad altri, diversi condizionamenti estetici: il primo (dove il colore è diviso nettamente in alveoli) dà la luce fissa dell’icasticità bizantina mentre il secondo (inserito opaco in cavità scavate nel metallo) permette la raffinata modulazione atmosferica delle opere di oreficeria di Limoges, renane e mosane dei sec. XII e XIII.’
Testi
1966. Enrico Castelnuovo, Nicolaus di Verdun (I maestri della scultura, Fr.Fabbri ed.). Bella monografia sul geniale Nicòla di Verdun.
1966. Isa Belli Barsali, Lo smalto in Europa.
1974. Tesori dell’arte mosana, Palazzo Venezia, Catalogo della mostra. Prezioso strumento di studio.
1975. AA.VV. Tesori d’arte sacra di Roma e del Lazio dal medioevo all’Ottocento. Catalogo della mostra, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Esordio degli studi sul territorio.
1981. Ulla Krempel, Smalti, in AA.VV. Smalti, gioielli, tabacchiere, I quaderni dell’Antiquariato
1982. P. Giusti e P. L. de Castris, Medioevo e produzione artistica di serie: smalti di Limoges e avori gotici in Campania.
1987. S. Romano, Fatti e personaggi nel regno di Napoli, in Oreficeria e smalti traslucidi nei secoli XIV e XV, supplemento al n. 43 del Bollettino d’Arte.
1986-1988. E. Drury, Segreti di bottega.