Arte internazionale

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Arte internazionale

Maschera Kifuebe della cultura Basonge

Qualche anno fa ho ritrovato in rete, e acquistato subito, un libro che mi ha entusiasmato nei primi anni giovanili di interesse per l’arte: L’invenzione del mondo. In questo libro affascinante le cd arti primitive sono trattate con lo stesso rispetto con il quale in Occidente si parla di Donatello.
Le mie didascalie per le sezioni Danza, Esteticità diffusa e Design della nave, in P, derivano esplicitamente da quel libro.

Da allora non ho più tollerato le descrizioni mediocri, degne di un documentario naturalistico, delle opere stupefacenti che andavo a vedere al Pigorini, al Museo d’arte orientale e al Museo etnografico Vaticano.
Un altro libro che ho cercato e ritrovato in rete è Gli eterni del sogno di Roheim, un libro straordinario che incontrai da giovanissimo. Mi impressionavano i tanti disegni di Ciuringa dove tutto il mondo è descritto da pochissimi segni sempre uguali.

A parte i pochi libri di grande e rara sensibilità, come quello di Fraser (1962) e di Bédouin e Zimbacca (1959), manca quasi una lettura critica delle opere d’arte africane, oceaniche, islamiche, cinesi e giapponesi.
In un numero di SeleArte Ragghianti commentava l’intelligente articolo di G. Marcais La figura nell’arte mussulmana, biasimando la scarsa predisposizione alla lettura critica degli studiosi di arte islamica.

I termini arti selvagge e arti primitive sono del tutto privi di significato, ovviamente, e oggi assolutamente inaccettabili. Non voglio più sentire parlare di feticci e di sciamani, espressioni grottesche che sono il retaggio di un razzismo e di un eurocentrismo davvero ridicolo. Esiste l’arte, non esistono l’arte primitiva, l’arte infantile e l’arte preistorica.

Vasi comunicanti. L’arte delle culture internazionali è presente ovunque in Principi. I capitoli dedicati alla persistenza delle forme, alla matrice dell’arte popolare e alla musica raccolgono sinteticamente il frutto di tanti anni di appunti sul significato dell’arte internazionale e sulla sua ibridata matrice neolitica. Nell’arte popolare occidentale e nella persistenza neolitica estesa a tutte le forme d’arte del mondo c’è una continuità che ho creduto di poter visualizzare con l’idea di galassia in movimento (v Storia dell’arte).

I musei
1876. Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini (Roma): il Konde dello Zaire, l’arte della Melanesia, opere affascinanti che ho amato subito. Andavo a vedere il Pigorini quando era ancora in cima al Palazzo del Collegio Romano, prima del suo trasferimento all’EUR iniziato nel 1962.

1958. Museo Nazionale d’Arte orientale Giuseppe Tucci, Palazzo Brancaccio (Roma), con le indimenticabili visionarie Tankas tibetane; Museo etnografico Vaticano; Museo Chiossone di Genova; Museo etnografico di Firenze.
C’è una bellissima sezione di arte islamica al Louvre (adesso ampliata, 2009) e una grande sezione al British. Magnifica la sezione islamica del museo berlinese del Museum für Islamische Kunst. Belle opere islamiche al Poldi Pezzoli. Deludente e insignificante la sezione islamica del Museo della ceramica di Faenza (agosto 2009).

Konde

Trent’anni fa il konde dello Zaire esposto al Pigorini di Roma costituì, per me, un’emozionante rivelazione.
In questa scultura affascinante il volume, il disegno, è cancellato dall’ossessiva legatura di corda che ne soffoca la parte più bassa; i chiodi, conficcati crudelmente nel busto, cercano di ferire uno sfuggente, invisibile punto interno.


Foto dell’autore

 

Si sottraggono a questa oppressiva e violenta cancellazione solo l’incubo degli occhi luminosi di madreperla, il reliquiario nel petto, che è un cuore dischiuso e vulnerabile che in altre sculture africane è compresso in un minuscolo schermo di vetro opaco, e la mano armata. Così l’immagine grida tutta la sua inutile energia, schiacciata dall’energia opposta che la opprime.
I segni del lavoro materiale, la fune, i chiodi, si sovrappongono oniricamente a quelli della tradizione figurativa e all’impalcatura architettonica della massa corporea. Coesistono illegittimamente nello stesso spazio la materialità della sopravvivenza e la più trascendente evocazione immateriale della pura presenza.

E’ un doppio scacco che libera, ma solo per un lungo attimo, solo per il tempo labile del rito, dalla necessità materiale e dal dovere della riflessione interiore, perché l’oggetto, l’insieme dell’opera, è abbandonato e sigillato in uno spazio ermetico che gli si chiude addosso.
L’addensamento materico di questa incredibile pagina lirica, questa incoercibile necessità di trasformare rabbiosamente la materia subito, qui, con le proprie mani, rivela un fenomeno straordinario: l’innesto di materie povere nell’opera d’arte, quello che adesso conosciamo soprattutto con Duchamp e Beuys, ha una matrice profonda che è inutile cercare nel retaggio popolare, primitivo o religioso, è una persistente necessità che torna sempre di sovrapposizione dello spazio della più sorda materialità con lo spazio della più liberatoria concettualità, un nodo che dà scacco alla separazione tra questi due cardini opposti della percezione.
2001

Libri
1959. Jean-Louis Bédouin, Michel Zimbacca, L’invenzione del mondo. Genesi delle arti selvagge, commento di Benjamin Péret, versione di Salvatore Quasimodo. Un libro magnifico che mi ha educato a vedere diversamente l’arte non occidentale.
1962. Douglas Fraser, Arte primitiva. Nonostante il suo dimesso aspetto divulgativo, il libro di F costituisce ancora oggi per me un’eccezione per la straordinaria capacità dell’autore di leggere le forme della cultura oceanica e africana in un contesto reso vivo da incessanti scambi stilistici; a suo tempo fu una lettura davvero liberatrice, i testi che avevo trovato fino a quel momento erano tutti vincolati da una accademica e grigia esposizione prevalentemente antropologica e contenutistica.
1962. a cura di Franco Monti, Le arti dell’Estremo Oriente, in Capolavori nei secoli, Fr. Fabbri. Forse il mio primo incontro con l’arte orientale: la pittura Sung di Fan K’uan (XI sec.), Viaggio fra torrenti e montagne, e di Hsia Kuei (1190-1225), Conversazione sotto il pino trapiombante; lo scabro Chu-ta (1626-1705, Ch’ing), Paesaggio montano, Honolulu; lo sconvolgente Paesaggio invernale del giapponese Sesshu (1420-1506), Muromachi, MN di Tokyo.
1962-1963. AA.vv. Arte messicana dall’antichità ai giorni nostri, catalogo della mostra, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
1964. a cura di Franco Monti, Le arti primitive, in Capolavori nei secoli, Fr. Fabbri. L’affascinante arte precolombiana e le due incredibili maschere Kifuebe della cultura Basonge (pag.212). E’ stato molto piacevole ritrovare e acquisire alla mia biblioteca l’intera collana di Capolavori nei secoli, quelle immagini mi hanno seguito per tutta la vita ricordandomi costantemente che l’arte non è solamente quella che conosciamo in Occidente.
1964 Sherman E. Lee, Storia dell’arte orientale (it. 1965, Garzanti). Il vaso Sung a forma di cistifellea, la pittura cinese e giapponese.
1976. AA.VV. A cura di B. Brizzi, Il museo Pigorini. Eccellente catalogo di un museo che ho sempre frequentato tanto. La perturbante figura lignea con chiodi e corda, Mayombe, Zaire (v. Konde) e i due altri corpi chiodati del Congo; le forme pittoriche espanse degli elmi maschera della Nuova Irlanda; le forme visionarie dei volti col naso a becco della Nuova Guinea (Sepik).
1979. Enrico Guidoni, Architettura primitiva. Formidabile strumento di studio con una documentazione fotografica eccezionale: l’architettura Dogon, le forme di creta del Mali.
1965. C. Burland, I popoli primitivi (it. 1965). Un libro divulgativo, arricchito però da una raccolta eccellente di illustrazioni e foto antiche (v l’immagine del rito Okipa con i corpi appesi a ganci).
1967. M. Trowell, H. Nevermann, L’arte in Africa e Oceania (it. 1968). Holle Berlag GmdH. Le maschere Baining della Nuova Britannia, le larghe forme in felce delle Nuove Ebridi e le perturbanti maschere della Nuova Caledonia che hanno trasmesso il tema del naso stretto tra i denti alla cultura indiana canadese della costa nord dell’oceano pacifico.
1963. Jean Guiart, Oceania (it.1963), uno dei grandi volumi della collana Il mondo della figura, diretta da A. Malraux. Splendido materiale documentario con le perturbanti statue lignee di Pasqua e le straordinarie forme pittoriche della Nuova Irlanda.
1945. G. Roheim, Gli eterni del Sogno (it. 1972). Geniale interpretazione psicoanalitica dei miti e dei rituali australiani, un libro importante per capire la struttura concettuale dell’arte australiana e più in generale dell’arte non occidentale di matrice neolitica.
1962. Tibor Bodrogi, Arte oceanica.
1971. A cura di Carla Rocchi, Arte dell’Oceania. Catalogo della mostra, Museo Pigorini.
2006. G. Cofini, L’arte oceanica, in La grande storia dell’arte, ed. A. Pizzi. Le foto impressionanti delle maschere Baining le ho inserite alla fine di Armonici di memoria.
1972. Folco Quilici, Gli ultimi primitivi. Tutti i peggiori stereotipi sul mondo dei cd primitivi, con orribili foto a colori.
1973. AA.VV. Sculptures africaines dans les collections publiques francaises. Catalogo della mostra.
2006. I. Bargna, L’arte africana, in La grande storia dell’arte, ed. A. Pizzi. Intelligente integrazione con l’arte africana popolare.
Islam
1970-1972. Carel J. Du Ry, L’arte dell’Islam, Baden-Baden Rizzoli. Un bel libro fatto di schede illustrate, ottima introduzione all’argomento.
2006. G. Mandel Khan, Islam, Dizionari Electa. Utile raccolta di schede illustrate per argomenti; 2006. Luca Mozzanti e A. Fuga, L’Arte islamica, vol.7 de La Storia dell’Arte, Electa, dettagliata esposizione accademica, prevalentemente storica; 2006. Giovanni Curatola, Arte islamica, vol. 26 di La grande storia dell’arte, Il Sole24ore.
Oriente
1968. H. Munsterberg, L’arte nell’Estremo Oriente, HV GmH (it.1968).
1966. Marco Bussagli, La pittura cinese.
2006. F. Salviati, S, Basso, L’arte cinese, in La grande storia dell’arte, ed. A. Pizzi.
1967. Carl Hentze, Ritrovamenti in Cina. I bronzi arcaici cinesi, la fonte dei futuri stili orientali e oceanici, come ha indicato chiaramente Fraser.
1963. William Alex. L’Architettura giappponese, (it.1965). Il caso straordinario degli edifici scintoisti di Ise che vengono demoliti e ricostruiti periodicamente per una tradizione culturale e non per motivi di restauro.
2006. S. Vecchia, L’arte giapponese, in La grande storia dell’arte.
2006. S. Vecchia, L’arte del Sud Est asiatico, in La grande storia dell’arte.
1950. Giuseppe Tucci, A Lhasa e oltre. Nel 1948 Tucci viaggiava nel Tibet, poco prima dell’invasione cinese del 1949-1950.
2006. C. Pierucini, L’arte indiana, in La grande storia dell’arte.
(sd) G. Venardi, Arte e civiltà dell’India antica (Archeo dossier).
America precolombiana
2006. A. Pecci, L’arte azteca e L’arte Maya, in La grande storia dell’arte.
C. Orsini, L’arte Inca, in La grande storia dell’arte.
Bisanzio
1966. P. Sherrard, Bisanzio (it. 1968)
1981. P. Hetherington, W. Forman, I bizantini. Storia di un impero (it.1981)
1969, C. Schug-Ville, L’arte bizantina (it.1970)
2001, Catherine Jolivet-Lévy, L’arte della Cappadocia.