Un inedito di Simone Cantarini
Cristo deriso, già attr. a Bernini
http://www.archimagazine.com/mbernini.htm
Nel 1999 apparve un Cristo deriso proposto con l’attribuzione a Bernini per la mostra ‘Bernini regista del Barocco’ in preparazione a Roma in Palazzo Venezia. Mi fu immediatamente evidente l’autografia di Simone Cantarini (appena celebrato da una mostra monografica nel 1997, Simone Cantarini nella Marche).
L’opera allora non fu accettata, ma subito dopo una mostra sul Barocco alle Scuderie del Quirinale la ripropose come autografo di Bernini; nel 2007 la mostra ‘Bernini pittore’ (Pal. Barberini), curata da Tomaso Montanari, la impose come importante novità berniniana (datata 1635 c), ma il dettagliato catalogo non dimostrava affatto l’autografia di Bernini.
A ds: Cantarini, Ritratto di Eleonora Albani Tomasi (+ 1650).
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Per notare la presenza di Simone Cantarini il Pesarese bastava confrontare il Cristo con i dipinti magnifici realizzati dal pittore attorno dal 1640 in poi: lo straordinario Ritratto di Eleonora Albani Tomasi (+ 1650),
Anonimo, Sec. XVII, Cristo deriso, collezione privata
Simone Cantarini, Vergine con il bambino, 1643 c.
la densa, materica, Vergine col Bambino del 1643 c, il Sogno di S. Giuseppe, 1643-45.
Il Cristo deriso non può assolutamente essere separato dalla Vergine col bambino del ’43 (dipinta da C dieci anni dopo la datazione proposta per il Cristo) al quale lo lega una intensissima, evidente simpatia strutturale: nel quadro di C del 1643 e nel Cristo deriso si legge una stessa forte determinazione nel creare una superficie vigorosamente sbalzata a rilievo, in osmosi con la densa carnalità oscurata del corpo.
In ambedue le opere il chiaroscuro materico crea ombre addensate che cancellano parzialmente il volto e spostano l’attenzione sulle parti nude del corpo; in ambedue la stretta delle mani scurite sigilla la materia nuda all’interno dei tessuti tormentati; i panni sono analogamente spezzati in pieghe dissonanti che hanno lo scopo di coinvolgere la macerata materia vivente in un impasto terroso tendenzialmente monocromo. E’ impressionante e rivelatrice la coincidenza dei due visi, analogamente cancellati dal ductus opaco e consapevolmente ottuso.
Il magnifico Cristo deriso è evidentemente un’opera importante di Simone Cantarini, e credo che sia databile verosimilmente tra il 1643 e il 1650, gli anni della sua pittura più materica e sofferta.
E’ davvero incredibile che a nessuno sia venuto in mente Cantarini, perchè proprio un suo dipinto, la bella variante del Cardinale Antonio Barberini il Giovane della Galleria Corsini (1631 c) era stato confermato a Bernini nel catalogo della mostra su Bernini del ’99 (assieme ad altre vergognose attribuzioni di dipinti di altri autori) e lo stesso Montanari, nel suo catalogo del 2007, ha poi indicato quel ritratto come opera di Cantarini ‘opportunamente migrata dagli studi berniniani’.
Al centro: Bernini, David; a ds: Cantarini, S. Giovanni
Il riferimento a Bernini si fonda evidentemente sull’epidermica assonanza materica del dipinto con il David, che è modulato più sulla pratica della terracotta dei più genuini modelli plastici dello scultore che sulla pittura, della quale B d’altra parte sembrava avere cognizioni tecniche assai limitate e non certo paragonabili a quelle di un autore esperto come Cantarini.
1999-2010