Graphic Novel

Print Friendly, PDF & Email
Home  Indice 

Graphic Novel

Siberia (2004) del muratore russo Maslov, un disegnatore non professionista ( ) non sarebbe mai stata accettata come Graphic novel se non fosse stata giustificata a distanza da una cultura figurativa che prevede una poetica, volontaria sciatteria: dalla scoperta del mondo creativo infantile e popolare del Blaue Reiter attorno al 1910 ai delicatissimi disegni di Bonnard degli anni ’30.
Lo stupore tenerissimo, l’afasia struggente, della novella disegnata di Maslov, concretizza la qualità specifica della Graphic novel, che non coincide con l’esigenza illustrativa modulare del fumetto né con l’assolo creativo dell’illustrazione. Siberia è un prezioso e isolato capolavoro di grafica occasionale.

Nel momento dell’intensiva riproduzione seriale dei ripetitivi fumetti illustrativi, corrispettivo immediato delle serie televisive quotidiane a basso livello creativo, la nuova forma della Graphic novel di questo primo decennio del XXI secolo offre l’opportunità di recuperare in parte lo sperimentalismo creativo degli anni ’80 che i fumetti avevano abbandonato da tempo. Complice di questo recupero di una maggiore leggerezza letteraria sono il rinnovato interesse per l’illustrazione raffinata e il ricorso sempre più frequente nell’area postconcettuale internazionale al disegno casuale e volutamente negletto, mentre cresce intanto un grande interesse per il ritorno alla figurazione tradizionale.

In Per una morfologia del racconto grafico ho individuato nel disegno sconnesso di James Resenberg, Crollo di Wall Street, del 1929, quella che sembra essere la matrice storica dello stile consapevolmente sciatto della GN attuale, che è radicata quindi nelle forme che precedono la fossilizzazione stilistica del fumetto degli anni ’30.

Gli studiosi del fumetto mostrano una singolare confusione nell’identificare la matrice della GN, che per alcuni sembrerebbe essere già presente negli albi autonomi dalle strisce quotidiane pubblicate sui giornali. Ma ciò che distingue chiaramente la GN dal Fumetto è il suo carattere di racconto concluso e non seriale, associato sistematicamente a forme illustrative che sono tradizionalmente legate alla narrativa e mai replicate in schemi fossilizzati e ripetitivi.
Non c’è dubbio che opere come Contratto con Dio (1978) di Will Eisner siano già redatte nella forma della GN attuale come tipologia editoriale e come racconto intenzionalmente narrativo non legato alla serialità del fumetto; ciò che è del tutto inaccettabile e illogico è la sopravvalutazione che si fa di questo fenomeno.
Eisner ha mutuato esplicitamente le sue forme dagli illustratori ottocenteschi di Dickens come George Cruikshank e da Dickens ha preso anche il tono patetico e accorato del racconto. Il suo lavoro del 1978 è semplicemente lo snodo tra la maniera dello scrittore ottocentesco e la disponibilità del fumetto ad associarsi ulteriormente all’illustrazione creando un’alternativa alla serialità fossilizzata delle realizzazioni modulari in serie.
Inutile quindi cercare anticipazioni inesistenti negli albi a fumetti con lunghe storie concluse ma pur sempre inserite nella logica della serialità con i loro contenuti e con la loro forma grafica.

C’è la tendenza diffusa a raccogliere sotto la denominazione di GN troppe forme che sono invece saldamente ancorate al Fumetto tradizionale:
Nel 1986 Art Spiegelmann ha vinto il Premio Pulitzer con Maus, che è di grande interesse estetico per la sua aspra grafia espressionista, e da allora il linguaggio della GN si è esteso a tutto il mondo, come dimostrano il caso dell’iraniana Marjane Satrapi e dell’israeliano Ari Folman, che con il suo Valzer con Bashir (2008), sulla tragedia di Sabra e Shatila, ha realizzato uno scarno film animato di grande suggestione. Quest’anno il libro di un manieristico disegnatore italiano, Gianni Pacinotti (Gipi), Una storia (2013), è entrato nel gruppo dei dodici candidati al Premio Strega accanto ai romanzi, ed è la prima volta che accade.
Sono indubbiamente segni di un interesse per la forma della GN, ma non sempre si tratta di questa forma creativa nella sua specificità: Maus è troppo debitore del Krazy Kat di Herriman per essere fuori dal Fumetto classico; Satrapi si ispira esplicitamente alla grafica popolare medio orientale e russa; Folman è legato ovviamente all’animazione tradizionale e alla grafica del fumetto seriale; Pacinotti (Gipi) è troppo debitore della fresca calligrafia ripetitiva di Pratt. Sono tutte opere notevoli graficamente e generosamente destinate a temi civili, ma questo non basta per farne delle GN.

Il bel racconto dell’egiziano Magdy El Shafee, Metro (2008) ( ) è aderente alla poetica della GN, anche se resta in parte un fumetto tradizionalmente legato, nei contenuti e nella forma grafica, alla tradizione della serialità; é accettabile come GN per l’ibridazione del disegno con l’illustrazione e soprattutto per la splendida negligenza di un segno che rifiuta la possibilità di essere cementato in un modulo ripetitivo.

Per quanto riguarda invece i due autori più celebrati della Graphic novel, Art Spiegelman (nato a Stoccolma, ma americano di New York) e l’iraniana esule Marjane Satrapi (nata nel 1969), è necessario ridimensionarne l’importanza: Spiegelman adotta per il suo Maus del 1986 la grafica scabra della xilografia popolare con una accentuazione consapevolmente espressionista. Il brutto inserto del 1972 che Spiegelman introduce all’interno della sua Graphic novel denuncia i limiti della matrice culturale di questo autore: la mediocre e sterile cultura dell’Underground americano, che purtroppo non può essere riscattata dalla generosità dell’impegno sociale dei suoi militanti.
Spiegelman esce dai limiti angusti di quella cultura, oggi rivitalizzata dall’altrettanto sterile Street art, adottando, non sappiamo se consapevolmente, un modello grafico esemplare: il disegno lirico e scarnificato di un grande isolato del fumetto, George Herriman, autore di Krazy Kat (1913-1944).
V. Fumetti.

Un pensiero abbagliante. Niels Bohr e la fisica dei quanti (2007) di Jim Ottaviani è una piacevole e intelligente applicazione della forma della GN per la diffusione di un argomento difficile: in realtà questo testo è debitore dei saggi illustrati delle riviste scientifiche e mediche e l’animazione volutamente sciatta del disegno tradisce la volontà di scrivere con una accattivante disinvoltura letteraria.

Amruta Patil, con il suo Nel cuore di smog city (Dumbai), del 2010, adotta l’illustrazione scabra quasi vicina alla xilografia per accentuare la sua generosa denuncia civile.

Manu Larcenet, in Blast, vol 3, Capofitto (2011), utilizza disegni infantili e uno scarto intelligente tra b/n e colore.

Qualcuno cita il libro di Dino Buzzati, I miracoli di Val Morel (1971) come modello delle future GN, ma quel (modestissimo) testo deriva semplicemente dall’incrocio tra l’illustrazione e la satira italiana, con un debolissimo ricordo delle opere del mediocre surrealismo italiano, e non ha nessun legame concreto con la storia del fumetto (cfr. L’arte figurativa degli scrittori) né tanto meno con la GN.

2014. In rete uno stupido maestrino improvvisato pontifica che Novel significa Romanzo e che quindi non c’è niente da discutere, si tratta di romanzo grafico. Punto. Ma le cose non stanno affatto così: Novel, per noi, significa novella, cioè racconto leggero e di intrattenimento. Se voglio la leggerezza leggo le novelle di Boccaccio, se invece voglio emozioni forti e pensieri intensi leggo Dante e Petrarca. Non c’è niente di male a leggere novelle, ognuno legge quello che vuole, siamo liberissimi di andare al cinema a seguire una novella leggera di Allen oppure un testo poetico ed emozionante di Sjostrom. I racconti grafici però sono sempre e solamente novelle, anche quando trattano di argomenti drammatici, perchè non hanno la struttura del romanzo, che possiede una sua forma e una sua funzione specifica; sono novelle leggere che trasmettono temi di ogni tipo, ma sono novelle, non sono mai romanzi, perché la parola non può essere sostituita dall’immagine, come sa benissimo ogni lettore di Dante, di Dostoevskij e di Proust. Quindi esiste la modesta, a volte dignitosa, novella disegnata, non l’inesistente romanzo grafico.

5.2017. Negli ultimi anni si sono moltiplicati quotidianamente i racconti a fumetti relativi a qualsiasi argomento d’attualità o di storia culturale.
La forma della G N si diluisce così da anni in forme illustrative che sono sempre esistite, soprattutto nell’editoria per ragazzi, e anche se perde forse in parte la sua specificità attesta comunque un rafforzarsi di quel gusto popolare che sta unificando Street art, narrativa, cinema, televisione, illustrazione e recupero internazionale della figurazione in un nuovo paradigma della creatività.