Glittica
Se la moneta e la medaglia hanno lo scopo di assicurare la massima riconoscibilità dei segni, se il sigillo ha la funzione di essere un’inquietante declinazione plastica dell’impronta digitale trasmessa ad altri, e se il gioiello è una proiezione sul corpo del mondo inorganico che lo assedia, la gemma ha la funzione invece di inquinare la macchina percettiva con una morbosa e innaturale densità materica che mantiene in vita la reverie arcaica di un’imploso e remoto spazio interiore.
Nei musei e nelle mostre, le gemme, quasi sempre piccolissime e indecifrabili, sono o del tutto invisibili oppure segregate nella loro apparenza di oggetti decorativi, ed é anche questo il segno rivelatore di come queste opere riescano a trasmettere nel tempo la loro chiusura verso una percezione che non sia del tutto privata e morbosamente trasognata. D’altra parte la gemma è legata evidentemente alla più remota proiezione spontanea dell’icona figurativa nei materiali occasionali e all’inquietante reverie della pietra.
I cammei più interessanti sono sicuramente quelli di matrice tardo ellenistica materiati da una stessa disorientante sovrapposizione dei profili: dall’eccezionale, seducente sardonica a 9 strati, con i ritratti appaiati di Tolomeo II e Arsinoe II (di incerta datazione, 270-69 ac, Vienna KM), alla grande Gemma Claudia (49 dc), a cinque strati di onice, alta 12 cm (Vienna KM), con due cornucopie e un’aquila saldate ai profili sdoppiati di Claudio e dei suoi familiari, fino a quello, dotato di affascinante negligenza, con Giulia Domna, moglie di Settimio Severo (170/217, Parigi, Cabinet des Médailles) (cfr. Ghedini, Archeo).
L’impressionante cammeo in onice di Giovanni Antonio de’ Rossi (foto) con il ritratto di Cosimo I e della sua famiglia (Museo degli argenti), un’opera che richiese cinque anni di lavoro (1557-1562), esaspera con le sue sgrammaticature la morbosità dei cammei tardo antichi e porta alle estreme conseguenze la natura visionaria della glittica.
2014. Bella mostra di glittica in Campidoglio abbinata a una sezione museale stabile; sempre interessanti i sigilli egiziani e mesopotamici.
Vasi comunicanti. Esteticità.
Libri
1980. AA.VV. Il tesoro di Lorenzo il Magnifico. Repertorio delle gemme e dei vasi. Parte I, Le gemme (N. Dacos, A. Giuliano, U. Pannuti). La scheda relativa alla Tazza Farnese documenta le varie e contrastanti datazioni dell’opera (dal III sec ac al 30 ac) indicando come verosimile la metà del II sec. ac.
1987. Filippo Tuena, Il tesoro dei Medici. Collezionismo a Firenze dal Cinquecento al Seicento (Art Dossier).
(sd) Francesca Ghedini, Roma imperiale al tempo dei Severi (Archeo). Bella documentazione dei cammei ellenistici e romani più interessanti, dai due profili reali appaiati, opera di bottega alessandrina sotto i Tolomei, alla Gemma Claudia e al cammeo con Giulia Domna di epoca severiana.
1990. L. P.B. Stefanelli, I gioielli, in AA.VV. Il tesoro di Via Alessandrina. Catalogo della mostra, Roma. Un’intera collezione di (mediocri) gemme incastonate in anelli.
1992. M.L. M. Matini, La ‘baccante en delire’: rilievo cinquecentesco del Louvre, Bollettino d’Arte. Tutte le varianti di un cammeo particolarmente raffinato, la baccante in delirio, che evoca, con la sua magnifica plasticità, la baccante di scuola di Lisippo e la figura di Ercole e Nemeo delle monete greche dell’Italia meridionale. Si tratta di un cammeo di insolita qualità e di grande intensità formale, più vicino alla monetazione, però, che alla specificità della glittica; a questa gemma era legato indirettamente il rilievo erotico, un rilievo in marmo presente nel giardino di S. Marco (PV) fino al 1530 (v foto in Boll. d’arte 1992).
2006. AA.VV. Mythologica et erotica. Arte e cultura dall’antichità al XVIII secolo. Catalogo della mostra, Firenze. I tanti, insignificanti, cammei con scene erotiche confermano l’uso privato e morboso della glittica.
1972. Jurgis Baltrusaitis, Il Medioevo fantastico. Antichità ed esotismi nell’arte gotica (it.1973, II ediz. 1979). Una raccolta completa dell’iconografia dei grilli antichi e medioevali incisi nelle gemme, frutto dell’arcaica sperimentazione delle fantasie più morbose.