Collezionismo
La collezione privata sopravvive come retaggio di una fruizione estetica che è strettamente legata all’ambiguità della gestione degli strumenti di governo, l’opera che risulta inadeguata alla fruizione pubblica viene infatti accolta dalla stessa cultura dominante che l’ha respinta per essere segregata nel chiuso della collezione riservata.
Il caso della Madonna dei Palafrenieri è rivelatore. Respinta dalla chiesa di S. Pietro a causa dell’esaurirsi del pensiero pauperistico, viene subito integrata nella collezione privata del cardinale Scipione Borghese perché la raccolta privata è comunque ancora una wunderkammer e registra con morbosità anche e soprattutto le eccezioni.
Anche le collezioni private sono parte integrante del patrimonio regionale, come quella istituzione straordinaria e aperta al pubblico che è la Magnani Rocca a Parma.
Le collezioni private sono state a volte una formidabile fonte di innovazione: nella Firenze ottocentesca la collezione del russo Nicola Demidoff, a Firenze dal 1822, condizionò positivamente con i suoi dipinti olandesi un fenomeno determinante per la cultura italiana interregionale, il movimento dei Macchiaioli.
2012. Nel Palazzo Ducale di Urbino è esposta la Collezione di Volponi, donata dagli eredi: magnifica la tavola di Barnaba da Modena (1325/30-1382 c) con Cristo in pietà, cuspide di un polittico.
2014. A La Spezia c’è il caso esemplare della Donazione Lia che ha portato alla realizzazione del museo più importante della città.
Libri
1908. Julius Von Schlosser, Raccolte d’arte e di meraviglie del tardo Rinascimento (it.1974). Storia delle wunderkammern.
1976. H. Trevor-Roper, Principi e artisti. Mecenatismo e ideologia in quattro corti degli Asburgo (it. 1980).