Capolavori che tornano

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Capolavori che tornano

La stele etiope di Axum in un dipinto di inizio Ottocento

Si esalta retoricamente il capolavoro che torna alla terra d’origine, ma questo recupero non significa necessariamente che sia possibile ricostruire, anche nella cultura locale, il contesto profondo che ha giustificato quell’opera. Il capolavoro che torna è spesso un elemento ormai estraneo che difficilmente ritrova la sua cittadinanza.

La grande stele di Axum, I-IV sec dc, parte integrante di un complesso plastico etiope, era in Italia dal 1937, ma quando nel 2005 è tornata in Etiopia ha dovuto aspettare nel degrado il 2008 prima di essere ricollocata al suo posto.

I Bronzi di Riace sono stati quasi dimenticati dopo il loro ritorno in Calabria nonostante la cura dell’allestimento museale che gli è stato dedicato.

Per la Croce di Borbona ho dovuto compiere un lungo lavoro, dal 1986 al 1990, per farla capire e accettare dal paese. Ho dovuto documentare concretamente all’Ufficio catalogo della Sop. per il Lazio la proprietà della parrocchia e del comune sulla C per far cambiare la dicitura erronea che era stata apposta alla scheda Oa, che l’attribuiva a Rieti, e solo allora (nel 1990 c) la C è tornata definitivamente a Borbona, ma l’amministrazione comunale l’ha sempre trascurata e ignorata, e ancora oggi (2016) la C manca nei manifesti cittadini, nei negozi, nelle cartoline postali, nelle case, nei calendari. Niente, nel paese, denuncia la presenza di un’opera così importante.
Nonostante io l’abbia attribuita e datata fin dal 1995, mettendo in rete per un decennio il saggio pubblicato anche in cartaceo, non ho mai ricevuto notizie dal paese.

Sono tornati a casa i Bronzi dorati di Pergola ed è tornato dal Metropolitan di NY il Vaso di Eufronio, visto in mostra al Quirinale, ma non il Lisippo del Getty.

I gessi interessanti che ho visto per anni abbandonati negli scantinati di Palazzo Venezia sono stati salvati e recuperati dopo lunghi decenni: Mostra dei Rilievi decorativi del Pensionato artistico nazionale, recuperi e restauri, 2005. Accademia di Belle Arti, Roma.

Mi gratifica aver contribuito personalmente al ritorno a Magliano, nel 1994-1999 degli affreschi medioevali staccati dalla Grotta degli angeli, conservati dagli anni ’30 a Roma, prima nella Galleria Corsini e poi nel grande deposito di Palazzo Venezia dove erano invisibili.

Vige purtroppo la retorica ossessiva della restituzione anche quando le responsabilità sono soprattutto del paese depredato che non ha saputo proteggere le sue opere e di chi ha permesso insensatamente la vendita, anche se legittima sul piano legale, di parti del patrimonio, come accadde per le opere della Galleria Borghese.