Argenti

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Argenti

La brocca con bacile di Francois-Thomas Germain (1756-1758) sembra essere la guglia estrema di qualità degli argenti, con la sua perturbante intensità (cfr. Argenti in Esteticità dfiffusa) (foto in Gabetti 1985).

In questo caso l’opera più intensa non è radicata nel mondo appartato dei principi dell’esilio. Francois-Thomas è figlio di Thomas Germain, l’argentiere più esaltato dagli studiosi e dal mercato stesso, un abile costruttore della sua carriera e un grande seduttore dell’immaginazione, ma con la brocca e bacile di Parigi il figlio di Thomas sembra essersi spinto oltre il virtuosismo paterno.
La specificità dell’argento in questo caso particolare è nella solitaria guglia perturbante dell’opera di Germain figlio, che nella forma caratterizzata dalla serie infinita delle quasi anonime caffettiere settecentesche rivive miniaturizzato il lirismo borrominiano laddove viene captata nelle pieghe della materia plasmata la più inquietante, ipnotica luce fredda.

Negli stessi anni della brocca (1757) F.T. Germain ha realizzato una delle innumerevoli caffettiere del tempo (Met di NY) ( ): nel momento dell’eclisse del gusto barocco, poco prima dell’avvento della vulgata neoclassica, la forma di questa opera magnifica si inasprisce nella morbosa suggestione del perturbante, dove la lenta spirale materica delle strigilature attira e deforma in un tessuto contraddittorio le pesanti notazioni naturalistiche, la zavorra narrativa che permette alla luce fredda dell’argento di arenarsi e acuirsi senza disperdere la sua quasi dolorosa sensorialità.
2016

E’ stata una bella esperienza per me quella dei depositi attrezzati di PV, dove ho potuto vedere per anni la grande raccolta di argenti del museo con le affascinanti Aquilegia tedesche, le opere limpide di Storr e quelle di Vincenzo e Gioacchino Belli.

Mi sono occupato dell’argento studiando a lungo La Croce di Borbona dal 1984 al 1995. Poi mi sono occupato della Croce di Vallecupola, che venne in mostra a Palazzo Venezia, e in Svizzera, con l’attribuzione a Jacopo del Duca formulata dalla storica dell’arte Paola Berardi. La mattina andavo nel laboratorio di restauro per poterla osservare con la luce naturale. A Rieti la dovetti cercarla io stesso negli armadi della sacrestia dove giaceva praticamente dimenticata.

Le opere
In un libro di Gabetti (1985) sono riprodotti i due argenti che mostrano con più intensità la loro specificità: la brocca realizzata a Lisbona nel 1735 (coll. privata) e soprattutto la brocca con bacile di Francois-Thomas Germain per Giuseppe I del Portrogallo, 1756-1758 (Parigi. Musèe des Arts Dècoratifs).

Antonio del Pollaiolo e aiuti, Croce, argento sbalzato, 1457-1459, Museo dell’Opera di s.Maria del Fiore. La Croce è di Betto di Francesco di Betto, la magnifica base di Pollaiolo e di Miliano di Domenico Dei. Opera di ipnotica bellezza, meravigliosamente cinerea nella sua severità.

Novembre 2013. Magnifica mostra degli argenti del Tesoro di s Gennaro organizzata dalla Fondazione Roma nella sede di Palazzo Sciarra.
Deludente il catalogo, nonostante le splendide foto a colori. Il libro purtroppo non è all’altezza dell’evento, manca quasi completamente una riflessione critica sugli argenti esposti, tutti di altissima qualità. La scheda sugli Splendori è risibile, e nella bibliografia dell’intero catalogo non viene mai citato, se non sbaglio, il saggio fondamentale di Elio Catello del 1993, l’unico testo che affronta seriamente la lettura formale degli ‘splendori’. La schedatrice non registra lo studio critico, intelligentemente interdisciplinare, di Catello limitandosi a inserire nella bibliografia un vecchio testo del 1973 e ignorando quelle notevoli osservazioni critiche del 1993, che oltretutto sono facilmente reperibili in rete.
Il notevole saggio di Elio Catello, Gli ‘splendori’ del Tesoro di S. Gennaro in Napoli, Storia dell’Arte n. 78,1993, è una bella lettura critica di questi argenti monumentali modellati da Bartolomeo Granucci e forgiati in argento da Filippo Del Giudice nel 1744.
L’autore ricostruisce molto bene il contesto che nutre Granucci, da Lorenzo Vaccaro a Francesco Solimena, ma evita di associare gli Splendori alla loro matrice più evidente, i due magnifici candelabri farnesiani di Antonio Gentili da Faenza (1570-1582) realizzati per Alessandro Farnese, allora arciprete di S. Pietro (ora nel Tesoro di S. Pietro).
La sua lettura (nel 1993) delle forme desunte dalla pittura di Solimena è confortante, vista la pochezza della lettura critica che impera attualmente.

Cassetta Farnese, argento, 1543-1561, di Manno di Sebastiano Sbarri con placchette di Giovanni Bernardo da Castelbolognese, forse su disegno di Francesco Salviati. Napoli, Capodimonte. La cassetta ha tutta l’intensità delle opere di Salviati, dei suoi affreschi a Palazzo Ricci e dei suoi arazzi, una materia implosa e addensata, contratta in una dimensione fisica e in uno spazio che appaiono immisurabili.

1986. Dopo una lunga indagine, iniziata con una conferenza cittadina del 1986, ho attribuito la Croce processionale di Borbona (Rieti) ad Andrea di Jacopo d’Ognabene, autore guelfo del Paliotto dell’altare di S. Jacopo, 1316, del Duomo di Pistoia.
Le notizie su AdJ arrivano al 1320, quando Pistoia cade in mano ai ghibellini; ipotizzando il probabile trasferimento di AdJ presso Roberto d’Angiò, ho datato la C. tra il 1320 e il 1330, collocandola tra la massima intensità a Napoli dell’attività degli Spirituali francescani e la data della C degli Orsini (1334), mediocre derivazione dalla C di B. che io ho attribuito orientativamente a Barbato da Sulmona.
V Attribuzioni per il testo completo e il link alla Biblioteca comunale di Borbona per il testo arricchito da foto.

Vasi comunicanti: Esteticità.

Luglio 2017. Mostra Menorà. Culto, storia e mito, Museo Ebraico di Roma e Braccio di Carlo Magno in Vaticano.
Opere interessanti e poco note, soprattutto argenti. In Vaticano ci sono due grandi, impressionanti candelabri in argento, di inizio Settecento, provenienti dalla cattedrale di Palma de Maiorca, ma la mostra è anche un’occasione per visitare con attenzione il Museo Ebraico di Roma, che espone un’eccezionale raccolta di argenti del Seicento e Settecento legati alla struttura del Sefer Torah, la copertura di tessuto e argento del Rotolo della legge, un’icona inquietante che sembra sostituire l’immagine divina proibita dal culto.
Nel museo un gruppo di queste opere affascinanti è raccolto in uno spazio ristretto, al centro di una sala che ne esalta l’aspetto perturbante con la grande, articolata corona d’argento, la piastra che stringe ai fianchi il volume coperto di tessuto.
Non trovo in rete delle belle foto di queste opere impressionanti, l’unica immagine completa è a pag. 325 di uno dei tre grandi volumi curati nel 1993 da A. Emiliani, Atlante dei beni culturali dell’Emilia Romagna (I beni degli artigianati storici). Nel catalogo del 1975, AA.VV. Tesori d’arte sacra di Roma e del Lazio dal medioevo all’Ottocento, Palazzo delle Esposizioni, Roma, c’era una sezione interamente dedicata alle opere conservate nel Museo Ebraico romano con notizie sugli argentieri romani del tempo.

Libri
1975. AA.VV. Tesori d’arte sacra di Roma e del Lazio dal medioevo all’Ottocento. Catalogo della mostra, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Nella mostra di quell’anno vidi per la prima volta la Croce di Borbona, uscita dal paese per il prestito e tornata a casa, dopo la lunga cattività reatina, solamente nel ’90, anche grazie al lavoro di indagine sulla proprietà che ho condotto io.
1981. Aa.vv. a cura di H. Honour, A. North, Gli argenti, I Quaderni dell’antiquariato (2 volumi). Con un saggio di Elio Catello sugli argenti italiani.
1984. Mario Petrassi, Gli argenti italiani, con belle foto anche in bn e bellissima documentazione degli argenti di chiesa.
1986. Paolo Enrico Arias, L’anfora argentea di Porto Baratti, monografia del Bollettino d’arte.
1986-1988. Nel libro di E. Drury, Segreti di bottega, sono raccolte tutte le notizie tecniche sull’argento.

1992. Sergio Coradeschi, Argenti. Una splendida raccolta di informazioni, con foto eccellenti che rispettano adeguatamente la luminosità fredda dell’argento; nel libro c’è anche una foto della straordinaria coppa veneta cinquecentesca in filigrana del Museo di PV.
1993. Elio Catello, Gli ‘splendori’ del Tesoro di S. Gennaro in Napoli, Storia dell’Arte n. 78.
1985. Margherita Gabetti, Argenti del Settecento. Pessime foto e testo insignificante. Lì ho scoperto comunque gli argenti di Francois-Thomas Germain.
2010. A.M.Pedrocchi, Argenti sacri nelle chiese di Roma dal XV al XIX secolo.
2013. Paolo Jorio, Ciro Paolillo, e AA.vv, Il Tesoro di Napoli. I capolavori del Museo di San Gennaro, catalogo della mostra, Roma.