Archeologia industriale
2009. Ad Amalfi ho visitato la splendida cartiera del Quattrocento, ancora funzionante e adibita a Museo della carta ( ).
2015. A Como uno straordinario Museo del tessile conserva una collezione meravigliosa di macchine da lavoro.
2014. Pavia. Andando verso la Certosa si incontra la bella architettura eclettica dei Molini Certosa, riuniti nel 1889 dove c’era già un mulino medioevale, adesso rinnovati e funzionanti, accanto ad una interessante chiavica di canale (foto degli interni ed esterni in Campagna e industria, 1981, e in rete).
2016. Londra. A Kensington sopravvive nel quartiere una Fornace per vetro perfettamente conservata.
Nel 2007 ho redatto una scheda sulla Diga di Posticciola: archeologia industriale e ambiente. Una tappa dell’ecomuseo territoriale. La cultura dell’archeologia industriale, pubblicata in I Quaderni del Comune di Rocca Sinibalda, n. 2, a cura di P. Berardi.
Con l’occasione ho riepilogato le notizie sull’origine dell’AI in Italia:
L’archeologia industriale, come ricerca storica ed estetica dei primi manufatti industriali, nasce ufficialmente in Italia nel 1976 con il Centro di documentazione e di ricerca archeologica industriale del Politecnico e dell’Università di Milano. Nel Convegno di Varenna sui beni culturali (1976) si evidenziava poi la comune radice che lega i resti paleoindustriali all’intero patrimonio dei beni culturali, mentre con il primo Convegno internazionale di archeologia industriale (1977) si gettavano le basi per la fondazione della Società italiana per l’Archeologia Industriale (Cfr. Lucia Bisi, Ma quella fabbrica è proprio un’opera d’arte, in Qui Touring (rivista del T.C.), 1979, con bibliografia specialistica dal 1977 al 1979).
ll Museo dell’Olio di Farfa salda l’arte contemporanea all’archeologia industriale e rurale; la Centrale Montemartini, ospita le sculture antiche dei Musei Capitolini, e il Mattatoio accoglie varie strutture culturali in attesa che i Mercati Generali del 1922 si trasformino nella più complessa trasformazione urbana dopo quella dei mercati parigini ottocenteschi de Les Halles. A Torino Renzo Piano è intervenuto con grande rispetto sulla struttura de il Lingotto della Fiat, mentre la Regione Sardegna sta operando per la piena valorizzazione del suo sistema di miniere; a Biella una grande mostra del 2005, Sul filo della lana, ha saldato il vasto tessuto di archeologia industriale tipicamente piemontese con installazioni d’arte contemporanea.
Interi distretti ex industriali si convertono ormai in tutta Europa in centri d’arte e di cultura, come accade con il complesso tedesco della Ruhr. A Venezia c’è da valorizzare il Mulino Stucky del 1895 ed è in corso, con le Biennali d’arte, il pieno recupero dell’Arsenale.
2014. La Spezia. Il grande Arsenale, sede del Museo della marina, purtroppo non è visitabile.
Libri
1979. Antonio Piva, Paolo Caputo, Claudio Fazzini, L’architettura del lavoro. Archeologia industriale e progetto.
1981. Campagna e industria. I segni del lavoro, Touring Club Italiano, con introduzione di Andrea Emiliani.
1999. AA.vv. a cura di Marina Natoli, L’Archeologia industriale nel Lazio. Storia e recupero.
2004. A.Massarente e C. Ronchetta, Ecomusei e paesaggi, Provincia di Torino.