Arte dalla Scienza
Aliante del 1902
Gli scienziati che hanno operato con una creatività di qualità superiore a quella degli artisti, come Etienne-Jules Marey, Joseph Nicephore Niepce, Wilbur Wright, Birt Acres, Louis Lumière, dimostrano che la definizione di arte non può essere limitata alle opere dotate di esplicita intenzionalità estetica.
Una mediocre opera d’arte intenzionale può non essere autenticamente creativa quanto un’opera scientifica che nasce in un contesto di alta qualità culturale diffusa e soprattutto dall’intensa necessità che la plasma, lo dimostrano l’incredibile fragranza del design dei primi alianti e aerei di Wilbur e Orville Wright, la spasmodica intensità dei film scientifici di Marey, come quello sul flusso del sangue, e l’impressionante qualità estetica delle ricerche dello stesso Marey sul movimento dell’aria, lo dimostrano il rapporto intenso seppur indiretto (?) della prima foto di Niepce con la coeva pittura di Corot e la lievità pittorica delle prime opere di Henry Fox Talbot.
Aliante del 1900 ancorato a terra
Sedia Vassilij di Breuer
Flyer,1903
G. Eiffel, Viadotto di Garabit, 1879 c, progetto
Tom D.Crouch e Peter L.Jakab, nel loro bellissimo libro I fratelli Wright. La conquista dell’aria, 2003-2004, magnificamente illustrato con foto d’epoca, ricostruiscono le tappe graduali della ricerca di Wilbur e Orville Wright che porta al superamento della configurazione leonardesca della macchina per volare antropomorfica e d’imitazione animale a favore di una struttura luminosa dal design trasparente e leggero, a carena, desunto dalle forme ingegneristiche di Eiffel.
La leggerezza delle strutture trasparenti passa da Eiffel al Flyer degli Wright e l’ingegneria strutturale sostituisce l’antropomorfismo leonardesco dei primi tragici tentativi di volo con l’aliante.
Ciò che mostra il design dell’aliante del 1902 e del Flyer (1903) è una forma assolutamente necessaria, a differenza della maggior parte del design successivo, perché la limpida creatività che materia gli aerei degli Wright non nasce da una esplicita individuale volontà creativa, è l’eccezionale frutto collettivo prodotto da una fertile esteticità diffusa.
Nessuna opera di design del Novecento è altrettanto lirica e ariosa, autentica, come il Flyer. La piacevolezza seduttiva del miglior Design contemporaneo non può rievocare la leggerezza dell’aliante del 1902, che nasce da una sintesi irripetibile di necessità e di forma: perfino la bella sedia di Breuer del 1925, la Wassily, circoscrive il corpo in un telaio privato dell’energia umana capace di azionarlo e la tensione delle fasce di tessuto nero sostituisce la tensione del corpo di colui che pilotava l’aliante.
La condizione poetica di quei primi momenti creativi di immensa intensità segnava la conclusione di una lunga ricerca precedente, il volo vero, rischioso, nell’aria, non la sconfitta dell’aria.
Il primo aliante di Wilbur Wright è leggero e disincarnato, esposto denudato al vento come le eliografie di Niepce e di Talbot sono esposte indifese al sole. Quando interviene il motore, con la guida, l’aliante si contrae nell’aeroplano, accanto alle prime automobili. mutuate dal carro in movimento, di G. Daimler e Carl Benz (1886), e perde la sua pura aderenza all’aria, come il cinema di Luis Lumière dimentica la purezza del vedere di Marey per trasformarsi in macchina sempre più accelerata del racconto, e come la fresca eliografia si contrae nell’icona raggelata di Daguerre in attesa di essere riprodotta all’infinito.
Il film affascinante di Birt Acres Rough sea at Dover (1895) nasce sicuramente da una volontà soprattutto scientifica, ma la sua intensa pittoricità attinge dalla migliore tradizione inglese, da Turner e da Constable, come la visualità serena di Louis Lumiére, negli stessi anni, attinge chiaramente le sue forme dall’Impressionismo (cfr. Il Cinema tra scrittura in versi e scrittura in prosa).
2004. Georges Didi-Huberman, Laurent Mannoni, Mouvements de l’air. Etienne-Jules Marey, photographe des fluides, Gallimard, Réunion des musées nationaux (collana Arte et Artistes): un libro straordinario realizzato in occasione di una mostra parigina del 2004-2005 dedicata agli studi di Marey sui fluidi (pour la première fois réunies). E’ scontato, anche in Marey, l’interesse prevalentemente scientifico, eppure le sue forme perturbanti hanno un’esteticità di grande levatura che è comprensibile solamente in un contesto irripetibile che trova in Bergson il suo pensatore.
Vasi comunicanti. In Vitalità del pensiero poetante rifletto sull’equivoco dell‘arte contemporanea nei confronti della scienza.