Amadeo e il Maestro dei rilievi neotestamentari della Certosa di Pavia
Diario di lavoro dal 2013 al 2014
Giovanni Antonio Amadeo
Amadeo (Pavia 1447-Milano, 1522), scultore e architetto, ha lavorato fin dall’inizio con diversi collaboratori e si è inserito in un contesto di committenze dominato da Giovanni Solari del quale era stato apprendista a Milano. Nel 1464-1468 è alla Certosa di Pavia, nel 1469 al 1473 lavora alla Cappella Colleoni di Bergamo con i Solari.
L’ambiente degli scultori lombardi di fine Quattrocento che adotta l’espressionismo ferrarese è ancora in fase di studio: accanto ad Amadeo e collaboratori ci sono i fratelli Mantegazza e un seguace di qualità come Giovan Antonio Piatti (Milano, 1447/1448 – Cremona, 1480), che matura nel Duomo di Milano segnato dalla tradizione di Jacopino da Tradate e inizia poi collaborando con Amadeo; P lavora all’Arca dei Martri Persiani 1479-1480, reimpiegata nel Duomo di Cremona; le sue opere sono state attribuite ai Mantegazza e all’Amadeo (che firmò l’Arca dopo la morte di P, con un procedimento ricorrente delle botteghe organizzate: A, a quanto pare, è stato un abile imprenditore).
I milanesi Cristoforo e Antonio Mantegazza sono presenti nella Certosa di Pavia in competizione con Amadeo: i rilevi con storie neotestamentarie della facciata sono stati attribuiti anche a loro, prima che fosse riconosciuta la paternità di Amadeo.
La ricerca delle opere di Amadeo a Bergamo, Cremona, Parma, Pavia, Milano, mi riporta ai tempi delle prime esplorazioni attributive, dalla Croce di B a Manenti: oggi (4.2014), come allora, studio un autore sul quale ci sono notizie assai contrastanti e rese problematiche dalla stessa densità del contesto nel quale si è mosso: un autore di altissima qualità, ma non isolato, che respira l’aggressiva matericità espressionista di Cosmè Tura e che forse ha sentito il lascito di Donatello come un ostacolo da affrontare con coraggiosa determinazione.
Nel volume di F. Ferro, Amadeo, 1966, I maestri del colore, sono riprodotte molto bene a colori e in grande formato tutte le opere di A che poi ho visto a Cremona e a Parma, ma adesso (2014) trovo anche un ampio materiale in rete.
Ai miei occhi, l’A del ristretto corpus di rilievi che ho selezionato è vicino al lirismo emozionante dei disegni di Stefano da Zevio, soprattutto a quello estremo della fig. 32 del volume di Todorow del 1983 (v Disegno). E non posso escludere, a questa data (4.14), che dietro il nome di Amadeo, per le poche formelle che ho selezionato, ci possa essere un collaboratore di genio, sregolato ma capace istintivamente di esasperare i limiti stessi di quella maniera espressionistica, e in questo caso per me questo autore affascinante sarà allora il Maestro dei rilievi neotestamentari della Certosa di Pavia.
Alla Certosa, che aspettavo di vedere da tanti anni, i suoi rilievi, Gesù tra di dottori, Cristo deriso, Resurrezione di Lazzaro, sono davvero seducenti con la loro frenetica sconnessione strutturale e con il loro crudele segno corrosivo.
A Cremona (2013) è straordinario il rilievo con Sant’Imerio che distribuisce l’elemosina. L’Amadeo che capisco meglio è questo limitato alle formelle schiacciate sul piano e compresse crudelmente; le altre opere attribuite ad A, come i rilievi del Duomo di Cremona provenienti da un’Arca dispersa, le due opere di Parma, gli stessi rilievi della Cappella Colleoni di Bergamo, non mi interessano, e chissà che in uno studio accurato di qualche specialista locale non risulti, prima o poi, che l’Amadeo più autentico e libero è questo del ristretto corpus di rilievi che ho circoscritto in questi anni, che ha una qualità molto diversa dalle opere geniali e più manieristiche dei Mantegazza e dei tanti collaboratori.
Nel Duomo di Cremona Sant’Imerio distribuisce l’elemosina; i due pulpiti ricomposti da Luigi Voghera nel 1813 con rilievi provenienti da un’arca già in s Lorenzo, 1481-1484 (attr. anche ad A. Piatti); San Gerolamo penitente e s Francesco stigmatizzato, dall’arca di s Arialdo; a Parma, nella Galleria Nazionale, due grandi rilievi, molto meno interessanti di quelli di Cremona, con Fuga in Egitto e Cristo deriso (ma sono davvero di Amadeo?).
2013. Bergamo. Cappella Colleoni con il monumento a Bartolomeo con parti plastiche di Amadeo (1471-1475).
2014. Pavia, opere varie di Amadeo, dai rilievi affascinanti della Certosa all’Arca di S. Lanfranco (1489).
In San Lanfranco, che ho potuto osservare appena issandomi con uno sgabello, lo sviluppo bidimesionale dell’Arca rievoca la cupola della Certosa che si snoda verticalmente con la stessa perentoria negazione della profondità prospettica, ma le foto delle formelle invisibili poi mi hanno deluso, stanche e manieristiche.
Nel 1998, nella mostra Arte e collezionismo a Palazzo Venezia, notai e segnalai subito come magnifica opera lombarda del Quattrocento una bellissima scultura, una Madonna col bambino (1485 c), plasmata con fasce schiacciate in piano e deformate, e scoprii subito dopo, nel catalogo, che l’opera era attribuita a Francesco e Tommaso Cazzaniga, i tardi seguaci di Amadeo: l’insolita qualità di A mi è arrivata attraverso i suoi discepoli?
Amadeo e il ‘Maestro dei rilievi neotestamentari della Certosa di Pavia’
4.2014. Dopo aver concluso l’osservazione sul posto delle varie opere attribuite a Giovanni Antonio Amadeo, a Cremona, Milano, Parma, Bergamo e Pavia, ipotizzo che ci sia un‘Maestro dei rilievi neotestamentari della Certosa di Pavia’ che potrebbe essere un collaboratore di Amadeo dotato di una sua peculiare, riconoscibilissima personalità e di una maniera più aspra e radicale di quella dei Mantegazza. Se A è stato un abile organizzatore di committenze, estese dall’architettura alla gestione capillare di una vasta bottega di scultori, è possibile che uno dei suoi collaboratori (magari uno dei due Cazzaniga) possa aver elaborato una sua tecnica espressiva di grande e acuta aggressività segnica, con una insofferenza estrema per l’ordine prospettico e per la solidità plastica dei volumi, che sono sempre assottigliati e tesi fino allo spasimo, spesso traforati quasi con rabbia e ridotti ossessivamente a due sole dimensioni.
C’è un ristretto corpus di opere (sei o sette), legate tra di loro da una ineludibile simpatia strutturale, che per adesso attribuisco senza esitazione a questo maestro:
Flagellazione dei martiri persiani, 1482, V&A Museum
Alla Certosa, Gesù tra di dottori, Cristo deriso (foto), Resurrezione di Lazzaro;
a Cremona il rilievo con Sant’Imerio che distribuisce l’elemosina;
Al Victoria & Albert Museum di Londra i rilievi magnifici provenienti da S. Lorenzo a Cremona: Flagellazione dei martiri persiani 1482 c; S Marta immersa in un pozzo 1482; I martiri persiani,1482.
Chi ha scolpito i due rilievi dei Martiri persiani ha scolpito anche i rilievi della Certosa, è evidente. Chi è davvero l’autore di questi rilievi?
Piatti è morto nel 1480 lasciando ad Amadeo (che ha firmato come organizzatore della bottega) la conclusione del monumento di Cremona, dove i rilievi dei Martiri cristiani vengono datati 1482. Se l’autore delle formelle di Cremona e di Certosa è lo stesso, questi può essere stato educato dalla notevole qualità di Piatti ad una maniera poetica che poi ha esasperato per competere con i Mantegazza a favore del capo bottega Amadeo?. In questo caso questo autore avrebbe concluso nel 1482 l’Arca, dopo la morte di Piatti, con la direzione di Amadeo, e poi, sempre sotto la direzione di Amadeo, avrebbe realizzato nello stesso stile inconfondibile i rilievi della Certosa e il Santo elemosiniere del Duomo di Cremona.
Ecco Le date secondo Filippo Ferro: 1481-1482, Arca di Sant’Imerio; 1484, Arca di sant’Arialdo; 1480-1482, Arca dei Martiri Persiani; 1485, rilievi alla Certosa con storie vetero e neo testamentarie; 1489, Arca di San Lanfranco. Dal 1490 Amadeo è soprattutto architetto e ‘ingegnere principale’ del Duomo di Pavia.
Quindi il rilievo con s Imerio (1482), i rilievi dei Martiri persiani del V&A (1482) i rilievi della Certosa (1485) sono limitati ad un ristretto spazio di tempo: dalla morte di Piatti (1480) alla definitiva trasformazione di Amadeo in imprenditore e ingegnere (1489-1490). In questo spazio di tempo il Maestro dei rilievi può aver realizzato le sue opere, sulla scia della competizione con i Mantegazza, prima dell’avvento della maniera più corposa e densa, classica, di Rizzo e altri.
Cappella Colleoni, Bergamo
Le opere plastiche della Cappella Colleoni sono di grande fascino, ma mostrano un’esuberante capacità compositiva, una conoscenza tecnica dell’anatomia e una forza narrativa, prossime a quelle di Jacopo della Quercia, che il Maestro dei RN invece ignora.
A Bergamo lo scultore dei rilievi esibisce tutta la sua capacità creativa, mentre nei rilievi del Maestro dei RN sono invece le carenze stesse e le deficienze tecniche e culturali ad essere istericamente esaltate fino il limite estremo di un’irrefrenabile e divorante disgregazione sintattica.
Arca di s Lanfranco (Pavia)
Gli insignificanti rilievi dell’Arca di San Lanfranco (Pavia), opera tarda di Amadeo vicina all’architettura della Certosa, non conservano niente dell’affascinante disgregazione materica dei rilievi del 1482. Qui si ripetono stancamente degli etimi comuni alla meno interessante scultura lombarda del tempo, la scrittura frenetica dei rilievi neotestamentari é del tutto assente, a parte l’interessante riflesso isolato di una bella figura di spalle che si inginocchia visibile in uno dei riquadri (a destra).
Il Duomo di Pavia
Pavia, il Duomo
Negli anni ’90 Amadeo lavora nell’affascinante Duomo di Pavia: è difficile sapere cosa è stato ideato da lui, ma lo spazio magnifico del Duomo fa pensare che Amadeo fosse più un geniale architetto e un frenetico organizzatore che uno scultore. D’altra parte, perchè Amadeo, così rigoroso e coerente nei suoi edifici, avrebbe scelto per la decorazione plastica dei suoi progetti degli stili così contrastanti (se le opere fossero davvero di sua mano)?
È lecito pensare che A abbia lasciato realizzare al suo collaboratore più nervoso (uno dei Cazzaniga?) i rilievi della facciata della Certosa, esposti alle intemperie, per far lavorare invece uno scultore come Piatti per i monumenti interni a Cremona (che lo scultore irrequieto della Certosa ha poi forse dovuto completare dopo il 1480) e forse a Bergamo.
Evidentemente, lo sgrammaticato e irrefrenabile collaboratore di A per i RN costituiva una risposta efficace alla violenta matericità dei geniali e colti Mantegazza, gli avversari più agguerriti di A.
Insomma, nel grande cantiere della scultura lombarda degli anni ’80 lo scorbutico Maestro dei RN si nserisce con il febbrile disagio del suo disegno nervoso e volutamente erroneo tra la grande drammaturgia dei Mantegazza, la visionaria spazialità architettonica di Amadeo, e la plastica di alto rango iconico di Piatti.
Antonio e Cristoforo Mantegazza
Antonio Mantegazza, Castello Sforzesco, Milano
L’energia possente dei Mantegazza è limitata dallo stesso violento espressionismo di Cosmé Tura: nei Mantegazza si coglie quella energia plastica che Donatello ha saputo frenare e domare. Se i Mantegazza evocano le asprezze scenografiche di Tura, il Maestro dei RN evoca invece con più intensa liricità la febbrile vitalità segnica dei disegni di Stefano da Zevio.
Nei dettagli anatomici più esasperati visibili nei rilievi dei Mantegazza si intuisce la stessa matrice del Maestro dei RN e non è escluso che questi dettagli, come l’incredibile nudo Adamo di spalle e lo sconcertante Adamo apparentemente gobbo, non siano interventi dello scultore stesso che poi ha lavorato per Amadeo nel cantiere comune della Certosa.
Annunciazione,1479, da Cremona s Lorenzo, Louvre; Bottega di Mantegazza?
Giovanni Antonio Piatti
Piatti: Madonna Foulc, 1479 Philadephia
Il geniale Giovanni Antonio Piatti (Milano, 1448- Cremona, 1480) ha un suo impressionante corpus di opere che lo distingue nettamente sia dall’espressionismo dei Mantegazza che dal lirismo esagitato del Maestro dei RN (V in rete: http://arretrato1.vascellocr.it/art2.htm).
1470-1480, National Gallery of Art Washington – attr. ad Amadeo
I due angeli di W, attribuiti ad Amadeo, sembrano opera di Piatti.
2013-2014