Contesto culturale

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Contesto culturale

La retorica accademica ha sempre voluto imporre un’idea dell’arte come strumento di pura creatività libera dai legami ristretti del contesto culturale del quale si nutre, ma il legame tra l’opera e il tessuto locale è molto più intenso e vincolante di quanto non sembri e la consapevolezza di questo forte limite territoriale dell’arte contribuisce a ridimensionare la figura dell’artista, del filosofo, del poeta, del musicista, dell’architetto.

2014. negli anni di Filippo Neri si assiste a una doppia possibilità di innesto nella cultura romana dello spirito del genius loci estraneo a quel contesto: Caravaggio porta la cultura lombarda di Carlo Borromeo mentre Neri sogna la realizzazione nella Vallicella di uno spazio mutuato da quelli di Brunelleschi a Firenze (v Un progetto irrealizzato). Ma l’innesto fallisce perchè il genius loci romano si afferma con il binomio di matrice imperiale che lo ha sempre caratterizzato: classicismo e barocco.
vedi L’Arte degli Anni santi. Roma 1300-1875, 1984, a cura di M. Fagiolo e M.L. Madonna, catalogo della mostra, Roma PV, 1985. Uno studio approfondito sul contesto culturale condizionato dalla scadenza periodica degli Anni Santi.

Torino. L’edificio del geniale Alessandro Antonelli mostra la pura specificità territoriale di un progetto culturale che poteva essere realizzato solamente nella città italiana che in quel momento costituiva la sede più avanzata verso uno spirito europeo, con una raffinata e colta razionalità coniugata ad una inquieta ricerca d’intensità (foto).
Il Piemonte d’altra parte mostra una cultura locale particolarmente intensa: l’esemplare modello culturale di Adriano Olivetti si è sviluppato in terra piemontese (Ivrea), ed è a Torino che negli anni ’60 ha preso forma la versione moderata, ma di sottile raffinatezza, dell’Arte concettuale italiana, con Paolini, in un contesto locale educato dalla filosofia dell’Ermeneutica di Pareyson.

A Rimini il Tempio Malatestiano di Alberti è il caso più straordinario di un inserto consapevolmente anomalo che si incunea nel tessuto vivo della città importando i materiali da fuori: l’anomalo involucro esterno ingloba una chiesa francescana e cita la porta romana riminese esaltando senza artificiosità una lirica e contraddittoria sovrapposizione di segni.
Firenze. La Chiesa sull’autostrada di Michelucci importa bruscamente in Italia la cultura internazionale degli anni 50, mentre la stazione della città, dello stesso Michelucci, inseriva cautamente l’edificio degli anni ’30 nel tessuto antico preesistente senza alternarne la fisionomia.

A Napoli si vedono i segni di una cultura educata da una lunga pratica filosofica: l’interessante presenza di Beuys, l’arte contemporanea vissuta senza retorica, Burri a Capodimonte, il museo Madre.

2014. Berlino. La città, che mostra un’intelligente gestione del suo vastissimo e interessante patrimonio culturale, è stata ricostruita dopo la guerra in forme tradizionali che tuttavia non appaiono anacronistiche poiché non c’è il segno della musealizzazione, ma quello esplicito di una memoria rivissuta senza retorica che sembra prevedere anche la fertilità disincantata della svista.
L’importante edificio scomparso dell’Accademia di architettura (1832) di Friedrich Schinkel, l’architetto hegeliano della Berlino ottocentesca, è visualizzato nel suo spazio originario e nella sua cubatura reale da una suggestiva ricostruzione fotografica e non è detto che questo non sia già un progetto di ricostruzione futura dato che a Berlino si sta ricostruendo il distrutto Palazzo Reale.
Gli immensi spazi museali, dilatati ad accogliere interi frammenti architettonici (nel Pergamonmuseum e nel Museo islamico) mostrano una analoga volontà di vivere il passato come un eterno presente, mentre i servizi razionali messi a disposizione dei visitatori confermano un’intenzionale disponibilità ad una fruizione del museo come realtà viva e non come inerte deposito di oggetti (v Musei).
Le collezioni d’arte berlinesi sono sedimentate consapevolmente come storia del pensiero locale ed europeo: lo dicono le sale dedicate ad Adolph Menzel nella Nationalgalerie, con dipinti materiati da un’opaca intensità e da una dolente stimmung che è solamente tedesca; e nella vasta Gemaldegalerie ogni opera selezionata sembra essere stata scelta per attestare lo sviluppo storico del pensiero, dall’indagine aristotelica del Cristo morto di Carpaccio al razionalismo cartesiano e spinoziano di Poussin e di Vermeer.

v in Urbanistica la musica di Palestrina collegata al contesto dell’urbanistica rinascimentale condizionato dal Concilio di Trento e le alternative dettate da un contesto diversamente orientato.

Ci sono dei resistenti luoghi comuni legati all’innesto nel territorio delle culture regionali esterne. E’ esemplare il caso di Merisi il Caravaggio: il suo severo pauperismo controriformistico lombardo di Carlo Borromeo sembra trasformarsi a Roma in un presunto valore rivoluzionario solamente perché è bruscamente decontestualizzato in una cultura locale che stava uscendo, con il giubileo del 1600, dal sereno e sconfitto pauperismo moderato (platonico) di Filippo Neri. E la sconfitta del pauperismo importato dal nord permette di approdare al solare Barocco rubensiano (aristotelico), a sua volta giustificato idealmente dal fronte cattolico di Anversa.

2010. Studiando i narratori contemporanei sono stato costretto mio malgrado a riflettere sulla loro cultura, che ha come riferimento una forma creativa che ho sempre ignorato, la musica rock, un mondo che mi è estraneo come la musica di Webern e di Desprez lo é per quasi tutta una generazione di trentenni e quarantenni, ma il rispetto per il contesto culturale impone che i limiti del gusto personale siano aggirati da una volontà di sapere più forte e più duratura dell’eventuale disagio, ed è per questo motivo che mi sono occupato anche di pittori come il detestabile Guttuso e della tediosa arte delle dittature.

Ho affrontato spesso con tante conferenze e con articoli in pubblicazioni periferiche la questione del contesto culturale locale:
1996. La Croce di Borbona, RM Borbona, nn.7-12. 2003.
2003. Presenza di Tommaso d’Aquino nella pittura del Quattrocento italiano, da Beato Angelico a Filippino Lippi, Roccasecca, Conferenza in S. Tommaso, pubblicato poi in Il Cronista, n.3/4, marzo/aprile 2005.
2005. All’origine dello stile popolare di Dionisio Cappelli. Il ruolo delle xilografie tedesche, Fidelis Amatrix.
2008. Appunti per una riflessione interdisciplinare sulla cultura rurale. Inedito.
In collaborazione con Paola Berardi, studiosa del territorio:
2006. L‘alchimista e la Crocefissione. Esoterismo e devozione nella Borbona cinquecentesca di Margherita d’Austria, Fidelis, ora reperibile nel sito di B in pdf.
2007. L’immagine del Volto Santo a Vallecupola (Rocca Sinibalda). Una singolare presenza iconografica. FA.
2007. Francesco di Paolo da Montereale nella terra di confine tra cultura abruzzese e cultura laziale. FA.
2007. La Croce di Borbona nella cultura utopistica dei francescani spirituali. FA. 2014.