Monete
Gli aurei di epoca bizantina mostrano un’affascinante ambiguità: nel Solido aureo di Giustiniano II (680-695), Zecca di Costantinopoli, il recto mostra un Cristo benedicente assolutamente naturalistico, visto addirittura in prospettiva, mentre sul verso figura l’immagina neutra e smaterializzata dell’imperatore, scomposta in un mosaico di tasselli disgregati (v Doty, 1978 e P. Hetherington, W. Forman, I bizantini. Storia di un impero (1981. it.1981), e P. Sherrard, Bisanzio,1966. it. 1968).
E’ questa la specificità della moneta, adeguarsi alla precarietà delle singole culture a costo di captarne le contraddizioni più stridenti.
La parentela tipologica delle monete con le medaglie non deve impedire lo scandaglio in profondità della diversa concezione strutturale che distingue le medaglie, destinate a essere replicate con una tiratura limitata, come avviene per un arredo o per un arazzo, dalle monete, che sperimentano invece una fertile estetica della precarietà e dell’abbreviazione segnica all’interno di un sistema di diffusione capillare analogo a quello delle xilografie e delle stampe.
La moneta è legata quindi a valori estetici più radicati nel tessuto sociale, anche se meno evidenti di quelli della medaglia, più fragili e più effimeri dal punto di vista formale perché è costretta a cambiare continuamente per adeguarsi tempestivamente alla trasformazione del contesto.
Al British Museum la moneta è inserita con naturalezza interdisciplinare in un tessuto connettivo ininterrotto che condivide con tutte le altre forme creative. A Londra mi fermai a lungo a guardare, assolutamente ipnotizzato e incapace di allontanarmi, una scifate d’oro bizantina. Quell’opera affascinante non era posata in una triste vetrina, era intelligentemente collocata accanto a tessuti, oggetti, dipinti, sculture, all’interno di contesto vivo.
Negli anni ’80 sono stato introdotto alla conoscenza della numismatica da un’anziana collega conosciuta alla GNAM, ex collaboratrice dell’editore Santamaria, un’amica affettuosa e intelligente che mi ha donato dei bellissimi cataloghi illustrati.
Ricordo una visita di molti decenni fa alla piccola collezione di numismatica del Museo civico di Rieti, che allora, negli anni ’80, era esposta in una vetrina. Un responsabile del museo mi permise gentilmente di prendere in mano le monete e avvertii quasi con stupore la leggerezza dello zecchino d’oro veneziano e la densità plastica dello scudo d’argento del Seicento romano.
Nel poco noto Medagliere Capitolino ho visto per la prima volta dal vivo le magnifiche scifate bizantine concave e le perturbanti monete costantiniane dai massicci volumi implosi.
Lavorando al saggio sulla Croce di Borbona trovai il Grosso trecentesco di Lucca, dove è riprodotto lo stesso tronetto con lo schienale curvo che si vede nel Cristo in trono della croce.
Le foto delle monete aragonesi pubblicate da Cairola (1974) mi hanno permesso a suo tempo di riconoscere in una illeggibile moneta trovata a Borbona i confusi ‘quarti di nobiltà’ del ducatone di Alfonso I (1442-1458) e la grande croce che figura nel coronato di Ferdinando I (1458-1494). A PV una medioevalista mi confermò che quella moneta era aragonese, e quindi poteva essere legata all’assedio aragonese subito da B del Quattrocento.
Gli autori
Eukleides, nella Siracusa del 440 ac, sperimenta un rilievo troppo accentuato con la sua Athena (tetradrammo), poi ripresa da Kimon (Arethusa, 410 ac); ne rende impossibile la coniazione e deve ricorrere quindi alla fusione. E’ il caso emblematico di un autore geniale (Eukleides è il terzo incisore greco che firma orgogliosamente le sue monete) che sconfina dalla specificità della moneta nel tentativo di esaltarne il valore (v il saggio di G. Rizzo, Eukleidas, sd, anni ’30, Bollettino d’arte).
In Numismatica (1964) c’è un saggio sulla raffigurazione monetale del porto di Ostia con interessanti riproduzioni di monete che mostrano la forma aggressiva della prua di nave, un’opportunità formale per la creazione di un intenso groviglio di segni disgregati. Le monete sono messe intelligentemente a confronto con l’incredibile, spettrale affresco del Museo Nazionale di Napoli con le due navi in arrivo nel porto, un’opera straordinaria che ho rivisto recentemente a Napoli.
E nel dupondio di Traiano la veduta aerea del porto di Ostia disarticola un affascinante, frantumato telaio di segmenti quasi illeggibili.
Nella medaglia progettata da Quentin Metsys per Erasmo (v Pollard, 1981) il verso, con il busto di Terminus scosso dal vento, rievoca l’impressionante testa di Vercingetorige, dai capelli analogamente mossi dal vento, nel denario coniato nel 48 ac, quattro anni prima del denario (44 ac) raffigurante Giulio Cesare vivente nell’anno della sua morte (v. Cappelli 1974).
Nel Museo Nazionale Romano si vedono il medaglione aureo di Giustiniano I (527-565) e l’augustale d’oro di Federico II (1231-1250).
Multiplo di lira o medaglia per Francesco I Sforza (1450-1466). Che sia una moneta o una medaglia, è comunque l’opera più intensa della numismatica italiana (v Belloni, 1977, pag. 297) (Cfr. Esteticità).
Ducati per Clemente VII, 1529-30, oro, Milano, Castello Sforzesco. Le monete coniate da Cellini all’epoca di Clemente VII sono l’esempio più intenso della singolare autenticità che può essere liberata quando c’è disattenzione per il contenuto, nella fretta che non indebolisce l’opera, ma ne lascia affiorare l’essenziale (cfr. Esteticità).
E anche in questo caso si deve vincere la tentazione insidiosa di scoprire un anticipo sulle forme moderne, non c’è nessun anticipo, ovviamente, sono le forme successive che ripercorrono e rivivono questi risultati, e non sempre con la stessa intensità. Quella di Cellini con i suoi Ducati è la confusa ricerca di forme amare e dissonanti di un autore tormentato, che forse doveva dimenticare Donatello e le sue irripetibili smaterializzazioni materiche.
Belle riproduzioni a colori in Susanna Barbaglia, L’opera completa del Cellini, 1981, Rizzoli. Per le monete e le medaglie di C v anche Dario Trento, Benvenuto Cellini, opere non esposte, 1984, Museo Nazionale del Bargello.
Il Museo della Zecca di Roma possiede una grande collezione di opere di Benedetto Pistrucci (Roma, 1783 – Inghilterra, 1855) comprendente i numerosi modelli in cera per il San Giorgio della sterlina d’oro coniata dal 1817 al 1825, che fu definita ‘la più bella moneta d’Europa’.
Dal 2016 il museo ha una nuova sede.
Nel suo orribile Organicità e astrazione del 1956 Bandinelli sostenne che le stupefacenti monete celtiche mostrano una deplorevole decadenza formale andando verso l’aborrita (e da lui incompresa) astrazione, deformando le (spesso banali e ripetitive) monete greco-romane. Il testo più infelice e più miope che sia stato scritto sulla moneta.
Musei
Il poco visibile Medagliere Capitolino ha bellissime monete bizantine e costantiniane oltre ad una copia dell’aureo di Teodorico (VI sec). Il medagliere del Museo di PV, di grande interesse, è chiuso purtroppo nei depositi, dove comunque ho sempre potuto vederlo; Il Ministero del Tesoro ha una splendida raccolta di medaglie; Il Museo del Corso (2005) ha una sua collezione; il Museo Bottacin di Padova (visto nel 2010) espone una grande collezione proveniente da Trieste, con un ottimo catalogo. A Mantova c’è la raccolta numismatica dei Gonzaga, davvero deludente considerando il protagonismo numismatico dei Gonzaga, con monete troppo consumate e illeggibili e con poche medaglie, in uno spazio museale collocato nel triste sotterraneo di un istituto bancario quasi degradato (2011); il Castello Sforzesco ha il suo m. E poi c’è naturalmente il grande medagliere del Museo Nazionale Romano.
Libri
1956. Collezione di un distinto raccoglitore milanese, Catalogo di asta, Santamaria, Roma. Pubblicazione di suggestiva impronta ottocentesca dei Santamaria, editori numismatici dal 1898.
1959. Antike munzen, Catalogo di casa d’asta, Lucerna. Eccellente pubblicazione con le monete riprodotte nitidamente e a grandezza naturale. Gli altri fascicoli: Romiske munzen (1969) e Goldmunzen, Goldmedaillen (1969).
1961. F. Panvini Rosati, I Tetrarchi, Museo Nazionale Romano, Serie Arte e moneta dell’Istituto Italiano di Numismatica, Palazzo Barberini. Le perturbanti monete costantiniane, come l’incredibile Aureo di Licinio padre del 313-314, di inaudita violenza rappresa.
1961. Attilio Stazio, Bisanzio, Museo Nazionale di Napoli, Serie Arte e Moneta dell’Ist. It. di N. Le febbricitanti monete bizantine, come i Solidi aurei di Costante II (654-659), dove i corpi sono deformati da un’irrefrenabile ansia interiore.
1964. Numismatica, anno V, n.2. Pubblicazione dell’editore Santamaria di Roma.
1965, 1966, 1967. Walter Niggeler, Cataloghi d’asta di monete greche e romane, Basilea. Monete riprodotte a grandezza naturale.
1965. G. Hirsch, Deutsche Brakteaten, catalogo della vendita d’asta (a Monaco) delle interessanti bratteate tedesche medioevali.
1966. Soldi Numismatica. Mediocre e grigia pubblicazione corporativa.
1969. Monete e decorazioni di varie epoche, Catalogo d’asta, Lugano.
1974. Remo Cappelli, Monete. Ed. De Agostini. Piacevole e utile antologia fotografica di opere, con l’intelligente decisione di riprodurre le monete nella loro grandezza reale: lo statere in argento di Crotone (550-480 c) con l’immagine del tripode, a rilievo e a incusso; lo statere di Heraclea (Lucania) con Ercole e Nemeo; il decadramma di Siracusa con Arethusa (405-367); il pittorico Vercingetorige nel denario del 46 ac.; il Denaro antiquiore romano con l’immagine straordinaria di Carlo il Grosso (872-882).
1974. Aldo Cairola, Il libro delle monete.
1977. Gian Guido Belloni, Gabinetto Numismatico, Musei e Galleria di Milano, Catalogo, tomo I e II. Documentazione completa sulla numismatica italiana. A pag. 297 la magnifica moneta (o medaglia) con Francesco I Sforza Duca IV di Milano e Gian Galeazzo Visconti, una delle opere più raffinate, meravigliosamente ermetica, che io abbia trovato nella numismatica italiana del Rinascimento.
1978. R. G. Doty, La storia della moneta dall’antichità ai giorni nostri (it.1986). Una documentazione utile, anche se mediocremente divulgativa e con orribili fotografie di opere bellissime.
1978. G. Barioli, La moneta romana nel Rinascimento vicentino, Palazzo Chiericati, catalogo della mostra. La moneta come modello iconografico.
1981. Graham Pollard, G. Mauri Mori, Medaglie e monete. I Quaderni dell’Antiquariato. Dedicato soprattutto alla medaglia.
1981. AA.VV. Bernini in Vaticano (sezione di Marc Worsdale), interessante catalogo della mostra, con una bella sezione di monete e medaglie disegnate da Bernini: lo scudo per Alessandro VII (1658), con Pietro appoggiato allo stemma e l’elemosina a un povero, la moneta più interessante di Bernini, incisa da Gaspare Morone Mola, pubblicata accanto al delicato disegno preparatorio.
1983. Bollettino di numismatica, MBC. Espressione della più frigida e acritica catalogazione inventariale.
1984. L. Cretara, Le monete e le medaglie, in L’Arte degli Anni santi. Roma 1300-1875, a cura di Marcello Fagiolo e M. L. Madonna, Catalogo della mostra, Roma PV, 1985.
1986. A cura di Joe Cribb, Il denaro (it.1986). Un gradevolissimo libro inglese sulla storia della moneta realizzato in occasione di una mostra del British Museum. Splendide le riproduzioni, come il mezzo fiorino d’oro di Edoardo III del 1344.
1988, F. Panvini Rosati, La moneta romana, Archeo n.42.
1989. Cronaca numismatica. Rivista corporativa per amatori di numismatica.
1993. Elena Corradini, Monete, medaglie e placchette, in Atlante dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna. La numismatica nel contesto più ampio del patrimonio artistico.
1993. Silvana Balbi de Caro, Prìncipi e monete nell’Italia moderna. Le foto spettacolari del libro, capaci di visualizzare i dettagli più minuti, hanno lo scopo di attirare l’attenzione sull’iconografia e sulla materia, non certo sullo stile e sulla creatività, perchè l’autrice a quanto pare non ha niente da dire sugli autori delle opere più interessanti; a proposito di Borner e dell’impressionante piastra per Innocenzo XII, con la barocca e magmatica Carità (1693), B si limita a osservare avaramente che l’autore ha una ‘mano particolarmente felice’ e ‘un morbido modellato’ (!).