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Le grandi forme del Design nascono dall’osmosi tra necessità e creatività a un livello molto più alto di quello praticato dai designer di oggetti e dagli stessi architetti.
Il Design più autentico è forgiato dalla sfida lanciata alla tecnica dall’energia naturale. Il mare costruisce con la sua violenza la struttura della nave e costringe poi la forma delle gigantesche eliche (nelle foto quelle magnifiche del Titanic) ad adeguarsi al movimento interno delle correnti marine imitandole, mentre il vento costringe l’aliante degli Wright a sfidarlo con il coraggio dei primi navigatori prima che prevalga la tentazione fatale del motore.

L’unione tra forma e contenuto si afferma con prepotenza in questo Design dettato dalla inderogabile necessità e non nel manierismo viziato delle innumerevoli opere del design novecentesco che a quella necessità, a questa sfida della violenza naturale, possono solamente opporre degli oggetti isolati in se stessi.

2015. Nel Museo Voltiano di Como è possibile vedere l’oggetto scientifico ancora denudato nella fase che precede la metamorfosi del suo design in un testo autonomo svincolato dalla sua funzione e quindi privato di necessità.
La sgraziata poverà formale di quelle pile faticosamente conservate nel museo mostra tutta la freschezza della loro autenticità, della funzione che corrisponde alla forma, perché quel piccolo pilastro di materia è sempre stato fin dai tempi più remoti l’embrione elementare dell’involucro per l’energia da conservare: il cilindro, il vaso nel quale versare il cibo o l’acqua.

C’è un’oggetto affascinante della cultura cinese Liangzhu (2400 ac), il Ts’ung ( ), in giada in epoca neolitica e poi in porcellana migliaia di anni più tardi, in epoca Sung, che rappresenta emblematicamente lo snodo ideale tra l’involucro funzionale e la sua trasfigurazione concettuale.
Non è chiara la sua esplicita funzione primitiva, ma si trattava evidentemente di un involucro adatto a essere un modello normativo per chiunque volesse delimitare e trattenere l’energia della materia.

E’ questa la forza duratura del design che nasce dall’apparente pura necessità: un oggetto che si lascia plasmare dall’energia naturale che lo materia.

Non c’è solamente un involucro funzionale che nasce per contenere e conservare, c’è l’urgenza della materia stessa che impone con violenza la necessità di essere arginata, e sono le risposte a questa urgenza che portano il Design a una autentica dimensione estetica.
Quando il manierismo interviene per dissimulare la funzione, come avviene con le armi, l’opera non è più design autentico perché ha perso l’unità di forma e contenuto. E’ per questo motivo che la cd Moda contemporanea oggi è Design e non più abito (cfr. La moda contemporanea nel tunnel dell’entropia).

Una miniatura della Trebbiatura del Tacuinum Sanitatis (sec. XIV-XV) illustra l’utilizzo di uno strumento dal design purissimo, il correggiato ( ), che conserva intatta la sua struttura perfetta ancora oggi oggi; un oggetto basato semplicemente sulla leva, un prolungamento del braccio stesso come lo è il Bu mar rang più antico (cfr. Il Design nel tempo della necessità).

Oggetti come questo sfidano la mediocrità dell’abnorme produzione di disegno industriale novecentesco.
Non stupisce quindi scoprire che un’opera sopravvalutata come la lampada Falkland (1964) di Munari sia mutuata letteralmente dal Bertovello per la pesca nel lago di Garda (v la bellissima foto in P. Toschi, Il folklore 1967, TCI).

E i riferimenti ironici al mondo rurale, come lo sgabello Mezzadro (1957) di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, non fanno altro che confermare indirettamente l’imbarazzo che il contesto del manierismo subisce di fronte ad una dimensione creativa che non nasce dal tavolo da disegno.

Vasi comunicanti. Il Design nel tempo della necessità, Il Design della nave, Esteticità.

I musei
Nel 1990 la Gnam ha esposto un nucleo di oggetti nella mostra ‘Il design italiano nei musei del mondo, 1950-1990’ che doveva segnare l’avvio di una sezione interamente dedicata al D che poi non è stata mai realizzata.

Monza 2015. Grande mostra di Design, organizzata dalla Triennale nel vasto ambiente sotto il tetto nella Reggia, limitata dall’ossessione di De Lucchi per il brutto design postmoderno, ormai invecchiato e sempre più triste, che domina anche il suo mediocre e deludente Museo del Design milanese.

Le navi
A Genova fu bellissimo salire sulla Vespucci.

2014. A La Spezia, c’è un museo della marina arricchito da una grande collezione di modelli navali ma limitato da un’incredibile paradosso: la marina fascista e nazista è esaltata con impudica arroganza.
2016. A Greenwich mi è stato possibile salire finalmente sul magnifico Kutty Sark, clipper inglese del 1869 (cfr. Il design della nave)

Libri
1928. Gio Ponti e G. Semeria, Domus, rivista mensile.
1967. Gillo Dorfles. Il disegno industriale, in: AA.VV. L’Arte moderna. Fr. Fabbri edit., dir. Franco Russoli.
1973. Paolo Fossati, Il Design (Tattilo ed.). Immagini affascinanti di oggetti occasionali profondamente permeati di creatività: la plastica serratura inglese del XVIII sec, l’arioso biciclo inglese del 1882, l’elastico carrozzino da trotto americano del 1900, l’elica austriaca di J. Ressel, del 1826, e inglese del 1845.
1974. P. Navone, B. Orlandoni, Architettura ‘radicale’, Casabella. La matrice della pratica demenziale dell’arrogante design già pienamente postmoderno.
1975. Paolo Fossati, Il design in Italia. 1945-1972, Einaudi.
1977. B. Orlandoni e G. Vallino, Dalla città al cucchiaio. Saggi sulle nuove avanguardie nell’architettura e nel design. L’invecchiamento precoce delle idiozie retoriche del radicalismo più scolastico.
1979. Carla Venosta e AA.VV, Design & design, catalogo della mostra, Milano-Venezia. Le opere premiate con il Compasso d’oro.
1979. Caroline Tisdall, Joseph Beuys. Cat. della mostra, Guggenheim Museum, NY. Il magnifico libro sull’opera di Beuys, con le sue struggenti foto in bn, mostra la più energica, emozionante ricerca della necessità e dell’autenticità dell’oggetto che il Design ha cercato inutilmente di sterilizzare.

1982. Vittorio Gregotti, Il disegno del prodotto industriale. Italia 1860-1980, Electa, schede di M. De Giorgio, A. Nulli e G. Bosoni. Un magnifico strumento di studio che disintossica dalla spiacevole superficialità delle riviste come Modo e Domus che allora (negli anni ’80) erano interamente dedicate al più deteriore gusto postmoderno. La più intelligente documentazione sul disegno industriale italiano.
1986. Ezio Manzini, La materia dell’invenzione. Materiali e progetto, Compasso d’oro nel 1987. Un libro interamente dedicato alle nuove tecnologie applicate al design, che oggi (2008) sembra del tutto dimenticato, nonostante il fatto che a distanza di anni si parli sempre più spesso di strutture leggere, flessibili e trasparenti, quasi immateriali, realizzate con le nuove materie e con la nanotecnologia. In un articolo di E. Arosio su L’Espresso (1987) erano citati per questo libro Lyotard, per l’immateriale, e Baudrillard per il ‘sistema degli oggetti’. La riflessione di questo libro sembra del tutto assente, se non sbaglio, nel mediocre Museo del Design di Milano, e infatti non figura nella sciatta bibliografia del fascicolo/catalogo realizzato per l’inaugurazione del museo da L’Europeo.
Manzini, docente della Domus Academy, faceva riferimento esplicitamente alle idee di McLuhan: ‘L’uomo ha esteriorizzato le sue capacità biologiche (e) oggi sta esteriorizzando il proprio sistema nervoso’.
2001. Charlotte & Peter Fiell, Design del XX secolo, Taschen.
2003. D.Carugati, Design (XX secolo), Electa.
2003. Daniele Baroni, Maurizio Vitta, Storia del Design grafico.
2003. Tom D.Crouch, Peter L. Jakab, I fratelli Wright. La conquista dell’aria (it.2004). Eccezionale documentazione dello sviluppo creativo dell’aliante e dell’aereo di Orville e Wilbur Wright edito dallo Smithsonian National Air And Space Museum con National Geographic.

2006. AA.VV. Design in 1000 oggetti, 10 volumi, Phaidon (it. 2008). Splendida documentazione.
2006. D. Carugati, Il Design, in: Nuovi orizzonti creativi, n.19 di Storia dell’Arte.
2007. Triennale Design Museum, Milano. Davvero sconcertante il Museo del design, demenziale e sterile nell’allestimento di De Lucchi, assolutamente privo di elementi critici e devoluto interamente a una presunta disponibilità del pubblico alla leggerezza ludica, ma in realtà condizionato evidentemente dal mercato e dalla più rigida corporazione; si rivive lo stesso equivoco del brutto Museo del Cinema di Torino (2008); anche qui c’è un’occasione sprecata, ed è significativo che nella bibliografia essenziale del fascicolo pubblicato dall’Europeo manchino proprio i due libri più seri sull’argomento Design, quello di Gregotti (1982) e quello di Manzini (1986), le uniche due indirette negazioni della retorica demenziale postmoderna degli anni ’80.

2007. AA.VV. Il miglior Design della nostra vita. Numero speciale de L’Europeo. Antologia di testi raccolti in occasione dell’apertura del Museo del Design di Milano.