Mosaico
Le forme del mosaico nel soffitto di Villa del Casale ( ) a Piazza Armerina (320-370), che era forse la casa del tetrarca Massimiano, rivelano la vocazione di questa tecnica alla pura, insensata plasticità dovuta alla consapevolezza che la frantumazione in frammenti delle tessere sia legata alla precarietà stessa dell’immagine.
Mosaici straordinari sono quelli legati ai pavimenti romani: il densissimo mosaico delle colombe, dei Musei Capitolini, proviene da un pavimento di Villa Adriana del II sec. dc e mostra l’emblema di Sosos di Pergamo (II sec. ac), un segno che indicherebbe la presenza di una copia romana da originale greco: un’opera magnifica resa ancora più interessante proprio dalle sue evidenti sgrammaticature dovute forse al copista romano.
In Vaticano un pavimento (130 dc) proveniente dall’Aventino ha la forma dell’asaroton, il ‘pavimento non spazzato’ illustrato da Plinio il Vecchio, una tipologia che a quanto pare avrebbe iniziato Sosos a Pergamo. Ho sempre pensato che il mosaico cristiano del deambulatorio del Mausoleo di s Costanza, con i suoi rami spezzati, accolga esplicitamente il retaggio del tono etico e moraleggiante dello stoico pavimento non spazzato, anche se Matthiae (1965) nega questo contatto così evidente.
Nei Musei Vaticani ci sono grandi pavimenti a mosaico con sorprendenti ritratti di gladiatori ( ) databili al 210-230 dc. La massa compatta del volume si sgretola sotto i nostri occhi corrodendo il perimetro.
A Ravenna si coglie nella sua interezza lo sviluppo del mosaico dalle forme tardoromane di Galla Placida (426) e del magnifico Battistero Neoniano (458) all’ambiguità di S.Vitale e di s. Apollinare in Classe (547), dove domina il contrasto tra la carnale icasticità dei volti (l’inquietante Massimiano in S Vitale e il denso Ecclesio in S Apollinare) e la febbrile stilizzazione delle materie inorganiche.
Il libro di Guglielmo Matthiae, Pittura romana del Medioevo. Secoli IV-X, 1965, vol. I con aggiornamento scientifico di Maria Andaloro (1987), è un testo prezioso per capire la funzione strutturale del mosaico, dalle forme sfatte di s Maria Maggiore (440 circa), legate ai modelli miniati, fino all’Alto Medioevo.
V anche Assunto (1961) e Ragghianti (1967).
Nell’abside di s Maria in Domnica (817-824 c.) la materia epidermica si sfalda pittoricamente in superficie mentre la massa dei corpi si addensa, curvata e calamitata verso il centro focale, in una rovinosa dispersione di concretezza fisica.
Vasi comunicanti. Esteticità, Armonici di memoria.