Incisione
Condizionata dalla sua origine, come decorazione delle armi in metallo morse dall’acido, l’incisione vive nella sua piena specificità quando costringe l’ossidazione dell’immagine nella clausura di un piano cieco che ne impedisce lo sviluppo in profondità. Nessun autore ha saputo concretizzare pienamente questa vocazione dell’incisione all’implosione raggelante nel grigio ferrigno come Giorgio Ghisi (Mantova, 1520-1582) (foto).
Le magnifiche opere di Ghisi ignorano deliberatamente lo spazio creativo, l’apertura ariosa, della pittura e del disegno, non sfiorano mai la raffinatezza pittorica dei lavori del Parmigianino e la delicata poeticità delle incisioni di Beccafumi, perché condividono la loro forma solamente con la medaglistica più austera, con la monetazione, con le placchette e con i rilievi duri dei sigilli.
Come Giulio Bonasone, Ghisi pensa ai grandi, amari argenti del passato romano, a quella malinconica luce severa. Se cerchiamo un equivalente musicale di questa stupefacente, inquietante implosione del segno in un’atmosfera di tale dolente mestizia, dobbiamo ricorrere alla grande viola da gamba che Tiziano suona nelle Nozze di Cana (1564) di Veronese e immaginare il suono struggente delle Recercadas di Diego Ortiz.
Come accade anche in altre tipologie della creatività, anche qui, nell’incisione, capita che le opere più coerenti con la loro specificità non siano necessariamente quelle di più alta qualità e di più grande fascinazione.
L’acquaforte con La Deposizione (1524-1527) (foto) incisa dal Parmigianino è troppo legata alla sua pittura per essere solamente e puramente incisione: è la trasposizione su rame della sua raffinatissima maniera, ed è interessante osservare come nella prova iniziale (foto) l’incertezza tecnica abbia permesso invece al pittore di mostrare la materia in una seducente forma incompiuta che paradossalmente l’avvicina di più alla durezza peculiare dell’incisione.
Seghers
E anche le opere secentesche del geniale Hercules Seghers, pur esasperando oltre ogni limite tutte le possibilità tecniche dell’incisione, si sottraggono alla specificità tipologica di quella tecnica per esistere con una libertà inedita in uno spazio che non può neanche essere sminuito definendolo pittura.
Uno splendido articolo senza firma su SeleArte (1955) (Ragghianti?), L’enigmatico Seghers, mi permise a suo tempo di conoscere più profondamente questo autore straordinario che avevo già incontrato per la prima volta in un articolo del 1971.
Il testo di Bernard Gheerbrandt (L’Arte, 1971?) Hercule Seghers: un’incisore moderno del XVII secolo al Rijksmuseum di Amsterdam, recensiva la prima retrospettiva di S ad Amsterdam. S era studiato e ammirato in Olanda dal 1966, anche se già nel 1922 era stata edita una prima monografia. Salamon (1971) ne pubblica varie opere, rinviando però all’edizione in corso del corpus olandese delle incisioni (1971) e citando come possibile modello per S le mediocri incisioni di Buytewech.
Gli articoli di SeleArte e de L’Arte però non citavano mai la pittura cinese, che è stata evidentemente un modello vitale per S, che viene considerato troppo moderno per i suoi tempi e comprensibile solamente dopo l’esperienza della pittura contemporanea (Dubuffet, Michaux): un equivoco, perché S ha sperimentato l’incisione senza tregua sorretto dalla conoscenza della pittura cinese che non poteva non aver visto in Olanda, ed è questa la realtà; solamente la miopia degli studiosi può immaginare in ogni sperimentatore un inverosimile anticipatore di forme future.
2012
Vasi comunicanti. Seghers, Esteticità, Crisalide. Nella copertina di P ho messo l’incredibile incisione di Hercules Seghers Paesaggio roccioso con mulino a vento (1620). Per l’Introduzione ho scelto l’affascinante bulino di Giulio Bonasone, Nettuno e Amymone, 1546 (‘e mi abbandono al sonno nel mentre continuo a percepire lievi sussurri’) per rappresentare la specifica qualità creativa dell’incisione. E poi ci sono in P le incisioni perturbanti di Giovanni Battista Piranesi, che mostrano il corpo percepito dal suo interno, rovesciato verso il mondo nella collisione frenetica tra organico e inorganico.
I libri
La conoscenza dell’incisione si avvale di studi di alto livello, come è naturale per una tecnica creativa che ha sempre avuto un posto di rilievo nel contesto della diffusione sistematica della pittura e del libro colto.
1971. Ferdinando Salamon, La collezione di stampe (it.1971-1984). Straordinario strumento di studio.
1973. Aline Jacquiot, Marcel Brion, Quattro secoli di surrealismo. L’arte fantastica nell’incisione (it.’74). Raccolta preziosa di incisioni visionarie.
1980. Evelina Borea, Stampe da modelli fiorentini nel Cinquecento, in AA.VV. Il primato del disegno, catalogo della mostra, Firenze. Splendido materiale su Rosso e altri.
1987. S. Massari, Francesco Negri Arnoldi, Arte e scienza dell’incisione. Da Maso Finiguerra a Picasso. Uno strumento esaustivo per la conoscenza dell’incisione.
v anche la Bibliografia in Illustrazione antica, libri, disegno, fumetti.
L’Istituto Nazionale per la Grafica ha curato pubblicazioni e mostre di qualità:
1979. AA.VV. Piranesi nei luoghi di Piranesi. Cat. della mostra.
1980. Stefania Massari, Incisori mantovani del ‘500. Giovan Battista, Adamo, Diana Scultori e Giorgio Ghisi. Catalogo della mostra, Istituto Nazionale per la Grafica-Calcografia. Un’intelligente ricostruzione del contesto: disegni di riferimento e confronto con i rami incisi. Affascinanti le opere di Giorgio Ghisi.
1988. S. Massari e AA.VV. L’Acquaforte. Catalogo della mostra, ING. Eccellente pubblicazione specialistica, con opere di Parmigianino (La sepoltura di Cristo) e di Stefano Della Bella (Firenze, 1610-1664).
1983. S. Massari, Giulio Bonasone, catalogo della mostra (in 2 volumi), ING-Calcografia. Magnifica presentazione completa dell’opera del geniale Bonasone.
1989.AA. VV. L’acquatinta e le tecniche di resa tonale. Catalogo della mostra, ING.
2011. Evelina Borea, Lo specchio dell’arte italiana. Stampe di cinque secoli.
Autori
1951. Jean Adhémar, Les caprices de Goya.
1976. M. C. Bonagura, Le acqueforti di Fattori della collezione Rosselli, catalogo della mostra, Palazzo Pitti, Firenze. F è intenso nelle sue a come lo è il Fontanesi incisore.
Dopo aver letto a lungo i testi di Calvesi sulle incisioni di Piranesi (Le Carceri, i Capricci) scoprii che il Piranesi più intenso ed emozionante è stato invece quello affascinante delle perturbanti rovine romane, dove è meno coinvolto nella sua estrema pittoricità e frenato dalla specificità dell’incisione.