Psicologia dell’arte
La volontà esplicita di denigrare la cultura freudiana, soprattutto in questi primi anni del XXI secolo, coincide con l’eclisse della lettura psicologica dell’opera, eppure con Freud la critica d’arte ha acquisito uno strumento prezioso per il ridimensionamento dell’autore e per la comprensione interdisciplinare del contesto culturale.
Ogni individuo, da sempre, fa l’esperienza del mondo enigmatico e perturbante dei sogni.
Il rifiuto dell’oscurità del sogno, come quello per l’oscurità della poesia e dell’arte, nasce da un’intima e oscura, indesiderata familiarità.
Il presunto realismo e il naturalismo non costituiscono un’esperienza profonda, perché sono suggestioni epidermiche fossilizzate nell’ipnosi della ripetizione ossessiva degli stereotipi della percezione, mentre le forme enigmatiche del sogno sono evidentemente le uniche forme di realtà allo stato puro, prive di ipocrisia e di assuefazione, mentre l’apparente realismo è in grandissima parte materiato di retorica dall’ottusità stessa della macchina percettiva che cerca di registrare sempre la stesse cose oscurandone altre.
La cosa più importante, nel contesto della psicologia dell’arte, è l’interruzione dell’incanto ipnotico che viene indotto dalla familiarità e dall’assuefazione.
Freud
Leggendo presto e con grandissimo interesse L’interpretazione dei sogni negli anni ’60 ho provato per la prima volta l’emozione intensa, radicale, di sentirmi libero dall’ipnosi della realtà quotidiana. Quel libro mi ha offerto l’opportunità di desiderare profondamente la libertà intellettuale, con l’ambizione di poter vedere oltre la superficialità delle apparenze.
2012
Ne Il perturbante (1919) c’è un’affermazione che giustifica il mio brano sul rapporto tra arti non occidentali di matrice neolitica e i cd cartoni animati: ‘le credenze primordiali hanno uno stretto legame con i complessi infantili ( ) Nelle favole ( ) viene apertamente accolto l’insieme delle credenze animistiche’.
2016. Il sosia di Dostoevskij (1846) è commentato da un geniale studioso dello scrittore, René Girard, in Dostoevskij. Dal doppio all’unità, 1953. Poe aveva già scritto il suo impressionante William Wilson nel 1839. Lo psicoanalista Otto Rank ha scritto Il doppio nel 1914, ed è interessante notare che Rank cita un bellissimo film del 1913, lo Studente di Praga, del tedesco Stellan Rye, uno dei testi poetici del cinema delle origini, dove il tema del doppio è magnificamente raccontato con immagini di grande fascino.
Stereotipi
Anche un uomo intelligente come Ragghianti ha condiviso la tradizionale diffidenza italiana per F: ‘forzatura e deformazione dei fatti, arbitrio delle tesi ( ) L’applicazione degli schemi sessuologici fece divertire a proposito dei contenuti oscuri o minacciosi scoperti nel popolare cartone animato di Walt Disney, I tre porcellini’ (cfr. Profilo della critica d’arte, 1948).
Oreste Del Buono annotava in un suo articolo, con incredibile ingenuità, che Little Nemo di McCay è stato molto più importante de L’interpretazione dei sogni (?).
Sono gli orrori del fanatismo ideologico, per il quale Dino Campana è più umano di Rimbaud, la poesia di Antonio De Curtis più delicata e più intima delle lagne noiose di Montale e il cinema demagogico del miliardario Chaplin più vitale e più vero del tedioso cinema poetico di registi seriosi come Sjostrom.
1980. Gilles Deleuze, Félix Guattari, Mille piani (it. 2003). D e G erano ossessionati dal pensiero di Freud, che sembra averli perseguitati almeno quanto quello di Artaud, che loro evidentemente hanno invidiato con la stessa intensità.
F si era avventurato laddove ogni pensatore vorrebbe arrivare per primo, e questo deve essere stato devastante per la loro arroganza accademica. In Mille Piani la loro demenziale reazione rabbiosa non ha freni: ‘Freud aveva un genio, quello di rasentare la verità e passare di lato, poi colmare il vuoto con associazioni ( ) F ignorava tutto dei lupi, come degli ani del resto ( ) era miope e sordo’.
Un idiota, credendo di screditare Freud, scrisse che nelle foto più tarde questi aveva sempre un’arrogante espressione del viso eternamente accigliato. L’imbecille ignorava l’esistenza di quello che nella biografia di Jones viene chiamato ‘il mostro’, una terribile e tormentosa protesi dovuta al tumore alla mascella che F dovette sopportare per decenni, e questa irrealistica immagine di un F severo e cupo oggi è lo stereotipo più odioso.
Libri
1898-1899. S. Freud, L’interpretazione dei sogni. La data 1900 figura nel frontespizio della I edizione, ma il libro è stato pubblicato nel novembre del 1899. Riedizioni nel 1909, 1911, 1914, fino al 1930 (Ediz. it. 1973 B. Boringhieri, trad. E. Fachinelli). Uno dei libri fondamentali per la mia vita.
1905. S. Freud, Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio.
1919. S. Freud, Il perturbante.
1922-1950, Carl Jung, Psicologia e poesia (it. 1979). Il testo di J sulla poesia ha giustificato e incoraggiato il distacco della critica letteraria da Freud.
1927-1953. Eugène Minkowski, La schizzofrenia (it.1980).
1952. Ernst Kris, Ricerche psicoanalitiche sull’arte (It. 1967, trad. Fachinelli, intr. di Gombrich.). Le sculture di Messerschmidt.
1954. Rudolf Arnheim, Arte e percezione visiva (it. 1962). Gli arnesi del mestiere.
1957. Ernst Jones, Vita e opere di Sigmund Freud, 1953-1957 (it. 1962).
1957. Ernest Gombrich, Arte e illusione. Studio sulla psicologia della rappresentazione pittorica (it. 1965). Un libro formativo che negli anni ’60 ho studiato a lungo con grande attenzione.
1961. Carl G. Jung e collaboratori, L’uomo e i suoi simboli. Una completa antologia degli argomenti di J, conclusa dai collaboratori (A. Jaffè e altri) dopo la m di J nel 1961. Non annoto qui la densa bibliografia di Jung, che ho studiato avidamente attorno al 1969, perché mi sono lasciato alle spalle quell’esperienza e oggi non la considero più importante per la mia formazione: avevo iniziato con Freud e a F sono tornato definitivamente, dimenticando Jung.
1966. E. H. Gombrich, Freud e la psicologia dell’arte. Stile, forme e struttura alla luce della psicanalisi (it.1965). G interpreta il passaggio di Picasso dal simbolismo al cubismo, ma evita di ridimensionare la figura del pittore.
1966. Michel David, La psicoanalisi nella cultura italiana.
1967. Sergio Piro, Il linguaggio schizzofrenico (II ed. 1971). Un formidabile strumento di studio, con una vasta ricognizione nel campo della filosofia.
1973. Jack J. Spector, L’estetica di Freud (it.1977). Uno studio che ridimensiona correttamente l’interesse di F per l’arte.
1974. Denis Vasse, L’ombelico e la voce. Due bambini in analisi (it.1976). Intensa analisi di disegni infantili di un discepolo di Lacan.
1975. Anton Ehrenzweig, La psicoanalisi della percezione nella musica e nelle arti figurative (it.1977).
1976. Paul-Laurent Assoun, Freud, la filosofia e i filosofi (it.1990).
1992. S. Freud, Opere 1905-1921 (ed. N&C).