Critica d’arte

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Critica d’arte

Foto di Bruno Zevi

Un antidoto al rischio della normalizzazione che grava sulla Storia dell’arte esiste, ed è in una critica d’arte apertamente empirica e rigorosamente interdisciplinare che si renda sempre disponibile per una disinibita e azzardata rimessa in discussione di ogni risultato.

I maestri
Le Cronache di architettura di Bruno Zevi, il maestro più importante, sono state per me, dopo Saper vedere l’architettura (1948), il più fresco, affascinante laboratorio per la sperimentazione concreta di una piena lettura formale e interdisciplinare dell’esteticità diffusa. Tutti i libri di Zevi sono sempre stati dedicati alla lettura critica e all’intensa ricerca dell’autenticità dell’opera.

Saper Vedere (1947) di Matteo Marangoni, maestro di Ragghianti, è stata la mia prima entusiasmante introduzione alla critica d’arte.
Nel 1979 ho aggiunto idealmente a Saper vedere cinque schede sull’arte contemporanea che mi sembrava mancassero a quel libro:
Per M. Heizer, un’opera di Land art del 1969: La provocazione del lavoro sprecato, poi cancellato dal deserto, rievoca tutta la funzione espiatrice dell’attività megalitica; equivale alla ferita volontaria della Body art.
Per Kounellis, Cavalli, del 1969: Il ricordo del cavallo caravaggesco in S.Maria del popolo dà un passato a questa sovrapposizione di spazi destoricizzati.
Per Boriani, Superficie magnetica, 1961-68: Il moto orario, lentissimo, della polvere di metallo calamitata, decelera la fretta dello strumento elettronico; allude liricamente ad una percettività che abbandoniamo.
Per Duchamp, Fontana, 1917-64: La provocazione del deteriore è superata dalla tenerissima sovrimpressione: l’orinatorio è ‘anche’ la fontana (il bacino).
Per Cage, 4’ 33”: Questo periodo di silenzio assoluto rispecchia l’inattività di chi ascolta. Poetica soluzione concettuale.

Discontinuità della critica d’arte
C’è una grande discontinuità della critica d’arte nelle diverse zone della creatività: ci sono Zevi per l’architettura, Ragghianti e Argan per l’arte figurativa, Friedrich per la poesia, Vlad e Gentilucci per la musica, Bettarini per la Danza, Moreno per l’Archeologia, Cortellessa per la letteratura, Bertetto, Bordwell e Thompson per il Cinema, ma non ci sono critici importanti per il fumetto, per la numismatica, per il mobile e per la moda, tecniche creative sequestrate dal più triste corporativismo e dal contenutismo più banale.

La troppo grande discontinuità dei risultati critici in queste diverse sezioni della creatività è dovuta evidentemente non solo alla diversa qualità dei critici, ma anche alla difficoltà di una intera cultura (italiana) nel saldare i campi dell’esteticità diffusa in un terreno comune.

Ostilità per la critica formale
Negli anni di lavoro presso l’Archivio Fotografico di PV ho verificato quotidianamente l’ostilità che gli storici dell’arte accademici nutrono verso la critica d’arte intuitiva; d’altronde nei cataloghi di mostre di questi ultimi decenni (1990-2016) manca completamente la lettura critica, l’impegno è tutto per la documentazione d’archivio e contenutistica, i pochi riferimenti critici sono banali e convenzionali.

Tra i giovani studiosi si parla sempre meno di Argan, Ragghianti è sconosciuto, Zevi è completamente ignorato, Assunto è del tutto sconosciuto.
Armando Gentilucci sembra quasi assente dalla cultura italiana, eppure la sua è una lettura in profondità della musica, condotta con gli stessi strumenti con i quali si legge un dipinto, una moneta antica o uno spazio architettonico. Il suo libro più importante, Introduzione alla musica contemporanea, mi ha offerto un insegnamento fondamentale.

Un raro esempio italiano di divulgazione della lettura critica è stato quello di Quintavalle: con la sua preziosa rubrica di recensioni di mostre su Panorama ha offerto per anni un esempio concreto di critica militante e interdisciplinare.

In Vasari ci sono tante bellissime note critiche da raccogliere e rivalutare come autentica critica d’arte, ma gli storici preferiscono insistere ossessivamente sui presunti errori della sua indagine storica.

Vasi comunicanti. Con Principi dell’esilio mi auguro di mettere a disposizione un vivo laboratorio di indagine critica della forma; vorrei che fosse un inedito modello strutturale di lettura formale che estende il suo sguardo in tutte le direzioni (2011).
In Vitalità del pensiero poetante esalto il ruolo svolto da Croce nel sostenere una critica formale non contenutistica.

Il lavoro critico svolto a contatto con i giovani artisti per l’attività espositrice di Spazio Mostre (2003-2009), creato dalla storica dell’arte Paola Berardi, mi ha permesso di verificare una cosa che ho sempre saputo: l’artista può crescere se lo scambio critico è fertile e propositivo. Tutti gli artisti di Spazio Mostre hanno avuto con noi un’opportunità di crescita, come l’ha avuta il fotografo T che ho frequentato come collega a PV.

I libri
Lionello Venturi, Storia della critica d’arte (1936), è ancora oggi la fonte di tante riflessioni che ho sviluppato per tutta la vita.
Rosario Assunto, La critica d’arte nel Medioevo,
C. L. Ragghianti, Profilo della critica d’arte in Italia (1973), Roberto Salvini, La critica d’arte della pura visibilità e del formalismo (1977); Antonio Del Guercio, Baudelaire. La critica d’arte (1996), Maurizio Calvesi, Le due avanguardie (1966), G. C. Argan, Storia dell’arte (1968).