Specificità

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Specificità

Ogni zona della creatività è fondata su di una propria connotativa specificità, e in ognuna di queste zone emerge una guglia di qualità, un’opera rivelatrice segnata dalla radicale consapevolezza di quella specificità ma relegata quasi sempre nel cono d’ombra di opere monumentali già predisposte per uno scontato protagonismo.
Una ricerca di questa specificità muove dall’osservazione di ciò che nutre la percezione della propria individualità per approdare gradualmente ad una più estesa percezione dell’insieme.
La parola con la sua estrema vulnerabilità sembra essere l’unico congegno capace di captare il reale. Si raccoglie nella cripta della scrittura in versi per una implosione dei significati che dà luogo ad una inedita disponibilità, e si contrae nella riflessione filosofica per corrodere tutto ciò che ci separa dalla lucida constatazione di un puro esserci irrelato.
L’immagine pittorica, che è sguardo proiettato e sovrimpresso all’apparenza delle cose, apre una soglia, un’intercapedine, nella quale alimenta la metamorfosi senza fine di un continuo assestamento percettivo; così l’intensità del vedere scardina la povertà del guardare.
E anche le tante varianti della figurazione pittorica maturano all’interno le loro specificità: i cartoni animati perpetuano oscuramente il retaggio arcaico della vitalità magica, il fumetto continua il processo evolutivo della miniatura; la computer art trascina in avanti nel tempo, non necessariamente nel futuro, l’epidermica decorazione neolitica da sempre associata alla sperimentazione delle tecniche della sopravvivenza materiale.
Il Web continua ciò che avevano iniziato l’Enciclopedia illuminista e la camera oscura dei vedutisti: unifica e consolida nei tasselli omogenei di un mosaico compatto i frammenti fluidi e instabili del reale.
La fotografia si concretizza nell’implosione retinica che raggela nel fondo di un cono prospettico la confluenza di segni altrimenti scomposti, equivalente visivo della parola che si contrae nella scrittura poetica.
La moda registra, nei suoi casi di rara autenticità, la percezione profonda che si ha del proprio corpo.
Il design modula il rapporto tra il corpo e lo spazio che lo limita, modella un tessuto connettivo che salda e sfuma la forma e l’essenza del corpo nella forma architettonica del suo contenitore. Per questo gli oggetti che gravitano nell’esteticità diffusa, un argento, una ceramica, sono snodi tra l’arredo del corpo e l’involucro nel quale ci si muove.
Con la scultura il corpo sdoppia la centralità della sua presenza, spinge davanti a sé una sonda in forma di simulacro, uno scandaglio che misura la collocazione della sua presenza nel mondo.
E il teatro dà forma al bisogno di prevedere e sperimentare la possibile collisione dei corpi e delle loro diverse strategie. Assieme alla danza e al canto corregge in continuazione la percezione che abbiamo del baricentro e del suono prodotto dall’interno del corpo.
L’architettura disegna insieme e unifica i limiti materiali del mondo ed un immisurabile orizzonte, sempre guidata e deformata dal respiro più intimo di chi l’abita.
Accanto all’architettura è la musica che plasma e deforma lo spazio e il tempo, se agisce sulla struttura stessa della percezione che ne abbiamo.
Un drastico esproprio del tempo individuale è operato invece dal cinema, che si biforca in due percorsi contraddittori: in uno di questi asseconda la funzione retorica del barocco sostituendo un tempo verosimile al tempo reale che viene ipnoticamente sospeso; nell’altro recupera la matrice arcaica di uno scandaglio delle apparenze con il quale si cerca da sempre l’eco della propria presenza.
Il compito specifico della televisione è nell’apparente e illusoria riappropriazione di questo tempo sequestrato dal cinema, un movimento che viene simulato a favore del mondo popolare con una matrice d’origine barocca, quella del fregio decorativo continuo, che è poi straordinariamente confermata dalla pubblicità, tanto profondamente materiata dell’aristotelica retorica secentesca dove la materia che si presume più meschina è in osmosi con la materia che si presume più sottile.
Il video, invece, con la sua possibile registrazione concreta del tempo reale potrebbe riportare la visione in movimento alla sua matrice arcaica di puro accorgersi degli eventi.